Origini e storia della patata

 

Origini e diffusione della patata in Europa
Nel 1537, nella pianura di Bogota’, risalendo il fiume Magdalena un gruppo di conquistadores assaggiarono per primi la patata. Tornati in Spagna dissero a Carlo V che era ” una cosa come tartufi dal buon sapore chiamata papa ( ma anche lonza o Iomuy ) ” di cui si nutrivano gli Incas che la consideravano un dono della Dea Axomana.
Di essa esistevano molte varietà con diversa colorazione della buccia dal giallo chiaro al rosa grigio, fino al marrone violaceo, scuro, chiazzato e screziato e rappresentava l’alimento base delle popolazioni delle Ande, del Sud del Cile, dell’ Araucaria, dell’ isola di Chiloe’ e dell’ Arcipelago de Los Chonos, ovvero di quelle terre fredde dove il mais non poteva essere coltivato.
Per meglio conservarla venivano utilizzate tecniche particolari; ad esempio, usavano stendere le patate su un letto di foglie e le lasciavano coperte di sale, per 5 giorni. Di notte gelavano e di giorno venivano calpestate in modo da far uscire l’acqua che il sole poi faceva evaporare e la procedura era resa possibile grazie all’umidità costante dell’aria.
Una volta essiccati, i tuberi venivano conservati in capanne molto ben aerate e pare che riuscissero a conservarle così anche per 10 anni.
Le patate venivano consumate sfarinate; la loro farina era chiamata “chunu” e serviva per preparare minestre insieme a carne di lama e legumi.
Insomma si deve agli Incas quelle che noi, oggi, chiamano patate liofilizzate e che usiamo per preparare veloci puree !
La diversità di denominazioni della patata in Europa deriva anche dalle modalità della sua diffusione, non dimenticando che nell’America precolombiana il tubero era chiamato papa dagli Inca, poñi in lingua araucana e coque in lingua ayamara.
L’italiano patata, come potato, papae, batata in uso nei Paesi anglosassoni e iberici, deriva quindi proprio da papa usato dagli indigeni americani.
Attraverso l’italiano e l’inglese, il termine di patata si diffuse nel resto dell’Europa. In alcuni dialetti germanici ancora oggi e’ chiamata Patätsche, Pataken.
Al suo arrivo in Italia fu chiamata anche “tartifola” per la sua somiglianza al tartufo e questa denominazione sopravvive ancora oggi in alcuni dialetti.
In tutta l’area mitteleuropea e germanica trionfa il termine Kartoffel, con le varianti latinizzate di cartufole o cartufolaria ancora in uso nelle campagne friulane.
Si ipotizza che le patate siano giunte in Europa seguendo un percorso che va dai campi della Colombia, attorno a Bogotá, attraverso il fiume Magdalena, fino al porto di Cartagena e da qui inizialmente approdarono in Spagna, a Siviglia, tra il 1560 e il 1564, per poi passare nel Portogallo nel 1575 circa, e successivamente a Madrid verso la fine del secolo.
In Italia, importata dalla Spagna dai Carmelitani Scalzi, la patata arriva nel 1564-65, ma la sua coltivazione iniziale fu limitata agli orti botanici di Padova e di Verona, rispettivamente nel 1591 e nel 1608. In Francia compare nell’orto botanico di Montpellier nel 1598, e nello stesso tempo come pianta agricola nel Delfinato, in Borgogna e in Alsazia, da dove passa in Svizzera. Coltivata nell’orto botanico di Parigi nel 1601, da qui si estende in Lorena e raggiunge Blois nella Loira.
Nel 1565 Filippo II di Spagna invia al papa un certo quantitativo di patate, che inizialmente vennero scambiate per tartufi e quindi assaggiate crude, con ovvio disgusto, ma successivamente il Papa Pio V, appassionato botanico, le apprezzo’ dal punto di vista decorativo e le fece piantare nei giardini vaticani.

Inizialmente, come tutti i nuovi alimenti importati dal nuovo mondo, anche le patate furono viste con diffidenza e pregiudizio soprattutto perche’ crescevano sottoterra ed era impensabile che ci si potesse nutrire con un cibo che nasceva e cresceva sotto terra, insomma un cibo del diavolo!
Pertanto le buone patate furono ritenute capaci di “attrarre Venere” e come tali potevano essere manipolate solo a scopi di stregoneria; furono accusate di essere tossiche ed apportatrici di lebbra, di flatulenze, di disturbi ghiandolari e febbri e di poter essere utilizzate solo per l’ alimentazione di popoli diseredati e ridotti alla fame come animali. Così, grazie a questo alone diabolico la patata rimase in attesa di proficua utilizzazione per quasi un secolo ed i soli che si interessarono ad essa furono i botanici europei. La prima descrizione completa che abbiamo della patata è proprio di un botanico, l’ inglese John Gerard del 1597, al quale seguirono altri botanici ed erboristi che coltivarono la patata quasi esclusivamente come rarità, nei loro giardini.
La patata inoltre, apprezzata per i suoi fiori, era coltivata in alcune case signorili in piante d’appartamento. Tuttavia un’ ultima superstizione sulla patata e’ stata tramandata fino ai nostri giorni e riguarda proprio i suoi fiori che, in alcune regioni italiane, vengono considerati portatori di malaugurio.

 

 

Fra le numerose resistenze che impedivano l’ uso delle patate come nutrimento umano ci fu anche quella della difficolta’ legata al suo utilizzo alimentare, infatti non si sapeva bene come prepararle. Alcuni le facevano bollire e le mangiavano con la buccia, altri le friggevano sempre con la buccia per poi inzupparle nel vino e spesso si confondeva la patata americana con la patata dolce che era coltivata specialmente in Spagna ben prima che Colombo “scoprisse” l’America, oppure col topinambur.

In Russia si preferì a lungo morire di fame piuttosto che cibarsi del “frutto del diavolo”, mentre in Prussia per incoraggiare l’uso e la coltivazione, nell’anno 1651 fu emanato un editto in cui si condannava al taglio del naso e delle orecchie chiunque si fosse rifiutato di coltivare le patate.
L’ Irlanda fu tra i primi paesi ad usare, per esigenze di sopravvivenza, la patata come sistematico nutrimento ed a metà del secolo XVIII ne divenne l’alimento principale.
In Inghilterra la massima espansione della patata si registrò tra il 1770 e il 1860.
In Germania già nella prima metà del secolo XVIII questo tubero rivestiva una certa importanza. Nei Paesi Bassi la troviamo nel 1800 già come alimento nazionale.
In Italia la patata fece la sua comparsa agli inizi del secolo XVII, introdotta dal granduca Ferdinando II di Toscana . Le prime coltivazioni agricole furono avviate nelle valli del Po e della Stura ed all’ inizio del 1800, timidamente, anche le popolazioni delle nostre vallate iniziarono a conoscerla.
L’epoca d’oro della diffusione di questo alimento è databile quindi alla fine del XVIII secolo.
Nel 1783, portata dai russi in Alaska, la patata completò il giro del mondo cominciato poco più di due secoli prima. Ancora due anni e l’umile frutto delle fredde terre andine sarebbe finito a corte, grazie al farmacista e agronomo francese Antoine Augustus Parmentier che ne studio’ le proprietà alimentari ed il cui nome appare tuttora nei menu dei ristoranti di tutto il mondo. Infatti presero il nome da Parmentier alcune delicatissime preparazioni con le patate ( notissimo e’ il potage di patate, porri e panna ) con le quali furono deliziati i palati di Luigi XVI e della regina Maria Antonietta.
Tuttavia proprio in Francia , nonostante la pubblicità della famiglia reale (Maria Antonietta ne portava addirittura i fiori sul corpetto) la patata non ebbe grande successo ed francesi continuarono ad essere eccessivamente diffidenti nei suoi confronti e la definivano ” uno strano ortaggio”.
La diffusione delle coltivazioni sistematiche della patata in quasi tutta l’Europa avvenne sempre per motivi di necessità ed in concomitanza con gli elevati prezzi dei cereali, che aumentavano per i crolli di produzione causati da annate avverse per gelate primaverili, grandinate, alluvioni e siccità e per le guerre.
Così accadde in molti paesi nordici durante la guerra di successione spagnola (1702 – 1713).
In Inghilterra tra gli anni 1770 e 1860, la diffusione della patata è collegata, all’andamento dei prezzi dei cereali, in quel periodo abbastanza alti, infatti sempre in questo paese, dopo il 1860, quando grandi quantitativi di grano iniziarono ad essere importati dall’America e dalla Russia, i consumi si orientarono nuovamente verso i cereali.
In Germania, la coltura della patata ebbe una forte impennata tra gli anni 1770/72, anni di carestia.
Anche lo scienziato statunitense Rumfors studiava le patate e i modi per rispondere alla carenza di alimenti in grado di nutrire una popolazione in aumento.
Nel secolo XIX la patata entrò con successo nella cultura alimentare dell’Europa Settentrionale ed in alcuni paesi diventò il cibo prevalente o unico delle popolazioni rurali.

La patata e’ un prodotto fresco, una verdura e un farinaceo al tempo stesso e possiede importanti caratteristiche preziose per l’organismo ed il Programma Nazionale Nutrizione e Salute (PNNS) raccomanda di integrare questo alimento in ciascun pasto.

La patata contiene:

77% d’acqua in media
materia secca : 17,6% di amido, 1,9% di proteine, 1,8% di fibre, una piccola percentuale di materie grasse (0,1%) e 2% circa di altri elementi (vitamine e minerali).

Glucidi complessi
Riserva di glucidi vegetali, l’amido si accumula nella patata. Questa ricchezza di glucidi complessi conferisce alla patata le qualità più tipiche di un farinaceo: è fonte di energia e favorisce la sazietà.

Vitamine
La patata è uno degli unici farinacei a contenere della vitamina C. Oltre al ruolo di antiossidante, la vitamina C favorisce un migliore assobimento del ferro. Per preservare al meglio questa vitamina, le patate devono essere conservate al riparo dalla luce e cotte preferibilmente al vapore, con la buccia.

Minerali
Nella patata sono presenti una ventina di minerali. La patata è infatti fonte di potassio che stimola i nostri muscoli e il nostro cuore. Contiene anche magnesio, ferro e fosforo.

Fibre
La patata è fonte di fibre presenti sia nella polpa sia nella buccia. Le fibre rallentano l’assorbimento dei glucidi e prolungano nel tempo la loro efficacia energetica. Inoltre favoriscono la sensazione di sazietà e sono ottime per l’intestino.

Una porzione da 300 gr di patate cotte nell’acqua oppure al vapore offrono

5 gr di fibre, ossia 20% dell’apporto quotidiano consigliato
42% dell’Apporto Giornaliero Raccomandato di vitamina C, 49% contenuta nella buccia
50% dell’Apporto Giornaliero Raccomandato di potassio, 57% contenuto nella buccia
10% dell’Apporto Giornaliero Raccomandato di magnesio, 18% contenuto nella buccia
10% dell’Apporto Giornaliero Raccomandato di ferro, 7% contenuto nella buccia
Adattando le quantità, le patate rispondono alle esigenze fisiologiche di qualsiasi età.

Si conclude così una storia davvero gloriosa proveniente da lontano e che dopo alterne vicende e’ entrata alla grande nella nostra alimentazione quotidiana in migliaia di elaborazioni che vanno dal letto di patate bollite ed affettate sulle quali cui si può adagiare il prezioso caviale fino alle meno nobili, ma sicuramente buonissime ed accessibili patatine fritte !