Quinto Orazio Flacco e l’ aglio

AGLIO image
Se alcuno mai con empia mano il vecchio padre strozzasse, l’aglio mangi, peggior della cicuta! Oh stomaco forte dei mietitori! Che è il veleno che mi strazia i visceri? Vipèreo sangue, forse, cotto in quest’erbe m’ha tradito? O il perfido cibo ammannì Canidia? Quando Medea, fra tutti gli Argonauti splendido, amò Giasone, con questo l’unse, allor ch’ei volle cingere il giogo ignoto ai tori; e con questo i doni imbevve e spense Glauco e a vol fuggì coi draghi. Non mai gravò sì afosa la canicola su l’assetata Puglia, né più bruciante il fatal dono ad Ercole arse il possente dorso. Ma se tal cibo, o Mecenate lepido, tu gusti ancor, la bella ai baci tuoi le mani opponga, e giaccia là, su l’estrema sponda.
Orazio Flacco