Gian Marco è un marcantonio alto più di 1.80, moro, con la barba, vive da solo (o meglio con la valigia, visto che fa la spola tra Milano e Firenze tutte le settimane), è pure un buongustaio e un ottimo cuoco, ma la nonna lo vede sempre com’era da bambino: magrolino e deboluccio.
La domanda: “Che ne sanno i colleghi di lavoro di com’era Gian Marco da bambino?” è assai legittima, ma ho pronta la risposta: la nonna in questione, Franca, sensazionale toscana doc di anni 80, benché non abbia mai varcato la soglia delle nostre cucine, è praticamente la mascotte di Giallo.
Il nipote la cita in continuazione, per le battute ma anche per le ricette perché, ebbene sì, avendo il nipotino inappetente, questa povera donna si dava un gran daffare in cucina a cercare di proporgli piatti sempre nuovi e creativi con i quali stupirlo. Probabilmente mirava a distrarlo e a fargli fare “oh” per infilzargli in bocca un cucchiaio di minestra a tradimento, in ogni caso sta di fatto che nonna Franca è ormai un riferimento imprescindibile quando si tratta di cibo toscano.
Gian Marco è arrivato qua da poco meno di un anno, e mi è piaciuto subito: accento fenomenale, disponibile, collaborativo, pacato, straordinariamente paziente e toscano! Che altro stavo aspettando a prenderlo?
Giunto il suo turno di cucinarci qualcosa che fa parte della sua tradizione di famiglia, ha scavato nella sapienza nonnesca e ha estratto il pan di ramerino, un delizioso lievitato aromatizzato all’uvetta e al rosmarino.
Se mi avessero chiesto di puntare sulla sua scelta, avrei detto carne, visto che Gian Marco è un vero carnivoro, amante della Fiorentina come della fiorentina. Mi sono sbagliata e ne sono assai felice: quando l’ha tirato fuori dal forno avrei divorato tutta la teglia, ma visto che i bagordi natalizi sono ancora troppo vicini, mi sono sentita in colpa e ne ho lasciato qualche briciolina anche agli altri.
Qui trovate la ricetta, assaggiate, poi ci direte: la nonna attende le vostre opinioni ☺
