La Polenta

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Ore 8.00 del mattino. Silenzio.

Nessun rumore di auto per strada, nessuna vocina di bimbo che entra all’asilo di fronte casa. E neanche il camion della spazzatura mi ha svegliato.

E’ arrivata. Precisa. Puntuale come avevano annunciato e silenziosa: la Neve.

C’è un momento di magia quando nevica che non dura molto e che precede il momento in cui si trasforma in disagio, ghiaccio e pericolo.

Un momento in cui sembra che il mondo si rallenti così tanto da fermarsi, l’aria della sera si colora di rosso e c’è meno paura e angoscia intorno perché sembra di essere protetti dai confini arrotondati di una palla di vetro.

Alzi lo sguardo al cielo e sembra più vicino, così vicino che sembra volerti toccare con i suoi fiocchi. E finisce persino che sembriamo tutti più buoni… Lo so sto esagerando, ma per un momento lasciatemelo almeno credere.

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E come possiamo tradurre questa atmosfera sulla tavola se non con la Polenta?

Niente piatti e niente farine precotte, oggi la polenta la facciamo con la farina del mulino e la mangiamo sullo “spianaturo”, una grande tavola di legno che mettiamo al centro della tavola. I miei genitori mi raccontano che quando erano piccoli al centro della polenta si usava mettere le salsicce e la carne del sugo e c’era una vera e propria gara per mangiare tutta la polenta che li separava dal centro ed arrivare al traguardo.

La polenta è mestiere di mio padre, ma con un po’ di fatica e tanta pazienza sono riuscita a estrapolare dosi e metodo.

INGREDIENTI:

500 g di Farina per Polenta

2 litri di acqua (io ho aggiunto 250 ml di acqua in più)

2 cucchiai di sale grosso

*Con questa dose TRE abbiamo mangiato polenta per TRE giorni di seguito perché mio padre ha insistito per usare tutto il sacchetto da mezzo kg di farina. Voi non fate come mio padre (soprattutto per amore dei vostri commensali che finiranno per odiare la polenta) e regolatevi, vi dico che questa dose è più che sufficiente per preparare 10 piatti di polenta.

Per condire la polenta l’ideale è un sugo in cui vengono cotte salsicce, spuntature e pancetta di maiale. Io purtroppo il sugo con la carne non lo digerisco proprio (per gastrite & reflusso e chi più ne ha più ne metta) e quindi mi lascio una parte da condire con semplice salsa di pomodoro al basilico, a volte metto anche dei funghi, o in bianco con verdura o salsa al tartufo.

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PREPARAZIONE:

Cominciamo scaldando l’acqua in una pentola piuttosto alta e preferibilmente con il doppio fondo per evitare che la polenta attaccandosi sul fondo bruci la pentola. La pentola in questione dalle mie parti si chiama “cutturo”.La proporzione indicativa è di 4 parti di acqua per una parte di farina, io ho aggiunto un po’ più di acqua per avere una polenta morbida ma comunque non troppo liquida.

Appena l’acqua inizia a sobbollire saliamo e abbassiamo la fiamma e cominciamo a versare la farina a pioggia nella pentola girando con una frusta per evitare quanti più grumi possibili.

A casa mia abbiamo fatto così: io versavo la farina e mio padre girava. La farina và aggiunta poca per volta facendola assorbire per bene prima di versarne un altro pugno. Non aggiungiamo tutta la farina ma lasciamone da parte un 150 g circa che si aggiungerà più avanti quando la polenta avrà raggiunto un po’ di consistenza. Mio padre dice che si lascia per regolarsi in caso la polenta avesse preso già troppa consistenza.

Una volta versata tutta la farina si lascia la frusta e si prende il così detto “paiolo”, un palo di legno con cui si gira la polenta.

Per quanto dobbiamo girare? Ecco, sostiene mio padre che và girata per “un’ora e quindici minuti”contro i miei 45 minuti appresi da internet… e in effetti devo riconoscere che il tempo dettato da mio padre si è rivelato ideale.

Per capire come procede la cottura si alza il paiolo per vedere la densità con cui scivola la polenta che andrà via via a rapprendersi man mano che passano i minuti di cottura.

Anche assaggiandola ci si accorge come cambia il sapore: all’inizio si avverte solamente un sapore predominante di farina mentre a fine cottura il sapore di farina sarà meno forte e acquisterà un gusto cremoso.

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A questo punto, prima di togliere la polenta dal fuoco bisogna bagnare “lo spianaturo” con una pezza bagnata per far si che la polenta si attacchi e non scivoli via. Procediamo versando la polenta sulla tavola di legno e prima di mettere il condimento immergiamo il “paiolo” o un semplice cucchiaio nel sugo e tracciamo una cornice a due cm circa dal bordo della polenta. In questo modo avremo creato una sorta di cornicione che impedisce al sugo di scappare. Ora procediamo a condire la polenta in modo abbondante col sugo, poi aggiungiamo pecorino o parmigiano, peperoncino e siamo pronti per sederci intorno alla tavola, prenderci un pò di tempo e scaldarci in questa fredda giornata d’inverno.

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Questa nella foto è la polenta con sugo semplice e salsa al tartufo sperimentata in occasione della nevicata natalizia, come si vede dalla tovaglia.

*Per la serie non si butta niente, se avanza la polenta già condita possiamo ripassarla a pezzetti in padella con un giro d’olio abbondante in modo che faccia una bella crosticina, aggiungendo un altro po’ di sugo. Se avanza da condire facciamo uno strato di polenta (o se si è freddata la tagliamo a fette) e la poniamo in una teglia da forno. La condiamo con pomodoro e mozzarella, parmigiano e un giro di olio inforniamo a 180° finché la mozzarella non si scioglie. Possiamo fare anche più strati così conditi e procedere allo stesso modo.

 

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