Pantelleria, un modello di aridocoltura salva-acqua

Pantelleria, un modello di aridocoltura salva-acqua

Pantelleria, un modello di aridocoltura salva-acqua
Pantelleria, un modello di aridocoltura salva-acqua

Coldiretti, su 12 mln ettari coltivati solo 2,5 quelli irrigati

L’agricoltura non ci sta a passare per settore produttivo “sprecone” di acqua: su oltre 12 milioni di ettari coltivati in Italia, secondo la Coldiretti, sono appena 2,5 milioni quelli irrigati. E l’innovazione nei campi nell’ultimo decennio sta spingendo verso tecniche agricole salva risorse idriche.

Per salvaguardare l'”oro blu” gli agricoltori italiani “si sono decisamente orientati ad utilizzare tecnologie di micro irrigazione, cioè tecnologie a bassa pressione che irrorano in prossimità delle piante e che permettono un considerevole risparmio di acqua” afferma Rolando Manfredini, responsabile qualità della Coldiretti. In particolare, rende noto l’esperto della Coldiretti, si sono sviluppati sistemi di “Aridocoltura”, soprattutto nelle aree del Sud Italia. Uno degli esempi più importanti riguarda l’isola di Pantelleria, che pur non avendo acqua sorgiva sul suo territorio insulare che produce il cappero di Pantelleria e il moscato per il rinomato Passito di Pantelleria, due prodotti famosi a livello mondiale, con tecnica agricola riconosciuta patrimonio Unesco, ottenuti con l’aridocoltura.

Gli isolani coltivano uva e capperi utilizzando solo acqua piovana, captata attraverso una fitta rete e stivata in contenitori anche sotterranei dislocati in prossimità delle aziende agricole”. Per il responsabile qualità della Coldiretti un programma di salvaguardia delle risorse idriche non può prescindere da:

1) ridurre le perdite di trasporto e adduzione (gli acquedotti sono dei colabrodo con perdite che in alcuni casi raggiungono il 70%);
2) utilizzo sistemi irrigui efficienti (micro irrigazione a bassa pressione);
3) gestione irrigazione di precisione attraverso la scelta ottimale del momento e del volume irriguo basate su valutazione dell’evapotraspirazione tramite capannine meteorologiche e della reale esigenza delle colture;
4) riuso acque;
5) utilizzo tecniche di aridocoltura;
6) Interventi strutturali in grado di captare l’acqua quando cade e renderla disponibile nei mesi più siccitosi ( invasi , casse di espansione dei fiumi ) che contrasterebbero anche il dissesto idrogeologico;
7)Adeguata cura delle sistemazioni geopedologiche atte a limitare lo scorrimento superficiale di piogge troppo abbondanti dovute ai cambiamenti climatici.

Fonte Ansa.it

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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