Niente teglia, cuoco libera la cernia

Niente teglia, cuoco libera la cernia

Niente teglia, cuoco libera la cernia
Niente teglia, cuoco libera la cernia

Marta era ancora viva: torna a nuotare in mare grazie a un ristoratore di Camogli

C’è una nuova sensibilità nelle cucine europee, quella sensibilità che ha portato per esempio la Svizzera a proibire l’immersione in acqua bollente delle aragoste ancora vive.
Una nuova sensibilità arrivata anche nelle cucine di un piccolo ristorante di Camogli (Genova), nel Levante ligure, che ha salvato dalla teglia “Marta”, una cernia da due chili pescata nella mattinata di ieri poco lontano da lì.
La storia di Marta la cernia e del ristoratore dal cuore tenero è ormai diventata virale sul web e inizia stamani, quando l’uomo, un ex poliziotto con il pallino della buona cucina, acquista la cernia dal pescatore.
La cernia, ancora viva, finisce nelle cucine.
La sua destinazione finale è certa: la teglia, pronta per farla diventare un filetto.
E nella teglia Marta finisce, ma pur essendo fuori dall’acqua ormai da qualche ora, non si decide a morire.
Il titolare del ristorante, Riccardo Braghieri, torna in cucina e vede la cernia che apre e chiude le branchie.
Si commuove, non riesce a dire ai cuochi di metterla in forno, torna in sala, individua un cliente amico e gli chiede un favore: riportare la cernia in mare
Braghieri si era commosso davvero: «in cucina questa volta ci siamo impietositi tutti perché quella cernia sistemata in una pirofila ancora viva – ha detto – muoveva le branchie come se non volesse rassegnarsi alla morte».
Discute con l’amico, lo porta in cucina, anche lui vede la cernia che boccheggia e si convince: deve riportarla in mare.
Prima però Braghieri decide di darle un nome: la chiama “Marta”, cone la gallina di Lupo Alberto, va a prendere un catino e l’affida all’amico.
«Il bello è che lui – ha detto ancora Braghieri –, commosso come me mi ha anche proposto di restituirmi i 70 euro che avevo pagato al pescatore.
Gli ho risposto di no: Marta l’avevo comprata e io la volevo liberare ».
Il cliente sistema Marta con tutta la cura possibile nel catino e dopo avere raggiunto una vicina spiaggia si rimbocca i pantaloni e entra in mare: cammina per un paio di metri con i piedi in acqua e poi libera Marta.
Il grosso pesce ci mette un attimo a sparire, le cernie amano fondali rocciosi e ricchi di grotte e fenditure.
Così Marta ha ritrovato la libertà, confermando che ormai la sensibilità per il benessere animale può prendere piede ovunque, anche in cucina.

Fonte ilTirreno.it

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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