Mortandela

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Mortandela
Mortandela

Non è un insaccato in quanto non si usa il budello nella sua preparazione. Una volta la si faceva macinando (o meglio, pestando nel mortaio, e da qui il suo nome) le parti meno nobili del maiale, quali lingua, fegato e coppa del collo. Oggi si utilizzano solo parti nobili quali coppa, spalla, parte della coscia e pancetta le quali dopo essere state macinate grossolanamente vengono unite in modo da formare delle polpette delle dimensioni di una palla da tennis, ma di forma più schiacciata.

La più nota “Mortandela affumicata della Val di Non” è un Presidio Slow Food, e in questo caso la ricetta tradizionale prevede che l’impasto venga avvolto a mano nell’omento (o reticolo) di suino, prima di essere sottoposto ad affumicatura ed eventuale stagionatura. Viene usata fresca nella tipica minestra d’orzo o nei crauti, o stagionata da 15 a 30 giorni per poi essere consumata come salume da antipasto o aperitivo. La si può trovare, preparata in differenti modi, nelle macellerie e salumerie della Val di Non. Ogni anno a Tassullo in Val di Non, in ottobre si tiene la manifestazione “La Mortandela pu bona”, in cui viene premiata la migliore mortandela affumicata dei produttori locali.

La particolarità di questo prodotto sta nelle dosi delle spezie contenute nell’impasto, che non sono prestabilite, ma ogni famiglia ha la sua ricetta che custodisce gelosamente.

Ci sono anche altre zone in Trentino in cui si produce un salume chiamato mortandela. Ad esempio un’antica ricetta di Caldonazzo prevede che si utilizzi il filetto e il fegato di maiale macinati e uniti dal cosiddetto “redesin”. Dal 1999 si tiene a Caldonazzo La Festa della “Mortandela”.

Fonte  Wikipedia.it

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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