Una gallina per salvarli tutti
Se vi siete imbattuti in una gallina gigante in piazza San Marco, tranquilli non avete esagerato con il baccalà mantecato. È solo Tamsin French, la figlia di un allevatore di polli che si è messa in testa di migliorare le condizioni di allevamento in Europa chiedendo a gran voce (o meglio con grande ironia) che i metodi di allevamento e produzione siano specificati tramite un’etichettatura chiara e trasparente. Come attirare l’attenzione dei più? Semplice, basta travestirsi da gallina e fare qualche autoscatto nelle maggiori piazze europee. Sicché Tamsin French aka Rosa la gallina ha compiuto un vero e proprio European Tour in 21 Stati dell’Unione che si è concluso l’altro ieri davanti al Parlamento. I follower di Rosa hanno potuto seguire a distanza la battaglia tramite i profili Facebook e Twitter (@39Days4Rosa, #39Days4Rosa). Al termine del suo viaggio nella capitale belga, French ha incontrato il presidente dell’intergruppo parlamentare sul benessere animale, Pavel Poc.
Trentanove giorni è la durata della vita media del 90% dei polli da carne in Unione Europea. In realtà non vengono nemmeno considerati esseri viventi, ma numeri: hanno persino un nome broiler. Questi animali, allevati tramite un sistema intensivo vengono alimentati a forza e nella loro breve vita invece di vivere all’aria aperta devono stare rinchiusi in spazi angusti, invece di razzolare come è naturale che sia sono costretti all’immobilità, invece di beneficiare del sole, devono sorbirsi luci artificiali, invece di vivere in gruppi sociali devono stare ammassati. «I nostri polli ruspanti vivono per 56 giorni e quando sono abbastanza grandi passano la maggior parte del tempo all’aria aperta e possono comportarsi secondo natura. È importante che il consumatore possa identificare facilmente e con precisione il sistema di allevamento utilizzato. Riconoscere un pollo ruspante da uno allevato con metodo intensivo è fondamentale. Molti consumatori vogliono fare una scelta consapevole».
Grazie alla battaglia di Rosa, la Commissione Europea sta riesaminando il sistema di etichettatura. Le ricerche mostrano che la missione di Rosa è supportata dalla maggior parte delle persone in Europa: otto su dieci vorrebbero un metodo obbligatorio di chiara etichettatura delle carni. E invece, e guarda caso soprattutto per carni e i latticini, si usa un linguaggio confuso, immagini che suggeriscono spesso condizioni di vita non attinenti alla realtà. L’etichettatura obbligatoria può contribuire a garantire condizioni di parità per i produttori. «La Commissione europea ha riconosciuto che l’etichettatura obbligatoria darebbe ai produttori l’opportunità di differenziare il prezzo». Un’etichetta chiara e comparabile migliora il mercato e fa sì che questo possa crescere in modo positivo aiutando gli allevatori sensibili al benessere animale e quindi alla qualità del prodotto affinché sia riconosciuto il loro operato e si differenzi da quello di chi alleva il pollame in allevamenti intensivi. Nel 2012, la Commissione europea promise ai consumatori una migliore informazione sul benessere degli animali da allevamento. Forse grazie a Tamsin French e al suo costume da gallina siamo vicini a fare chiarezza. Noi non vediamo l’ora.
Ne pareremo quest’anno Al Salone del Gusto e Terra Madre dove potrete partecipare alla conferenzaIl benessere animale: il piacere è rispettoso dei diritti. E approfondiremo anche il tema dell’etichettatura alla conferenza
La trasparenza è un’autentica rivoluzione
A cura di Letizia Morino
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