Etichette, con il prezzo all’origine il produttore si racconta

Etichette, con il prezzo all’origine il produttore si racconta

Etichette, con il prezzo all’origine il produttore si racconta
Etichette, con il prezzo all’origine il produttore si racconta

Indicare in etichetta il costo all’origine di un prodotto è innanzitutto un esercizio di trasparenza, uno strumento utile per diffondere consapevolezza sul fatto che lungo la filiera il prodotto si trasforma non solo nella forma ma anche nel prezzo.
Trasformazioni che a volte nascondono dinamiche profondamente inique, che alimentano precarietà, sfruttamento dei terreni e delle persone che vi lavorano, e fanno sì che prezzi bassissimi sugli scaffali del supermercato si traducano in prezzi insostenibili sotto il profilo ambientale e sociale.

Un’etichetta trasparente è quella che mette il consumatore nelle condizioni di poter scegliere con coscienza, è un’etichetta che da un lato vedrebbe riconosciuto il diritto del consumatore a sapere cosa acquista, dall’altro quello di chi produce e trasforma a raccontare come lo fa.

Perché raccontarsi per un produttore o per un trasformatore non è detto che debba essere solo un dovere. Può al contrario trasformarsi in opportunità per chi ad esempio sceglie di fare impresa senza sacrificare la salute dei terreni e dell’ambiente o quella dei lavoratori lungo il processo produttivo.
Rendere accessibile questo tipo di informazione significa dare la possibilità a chi acquista il prodotto finale di farsi un’idea dell’atteggiamento dell’azienda nei confronti di chi produce la materia prima e quindi di scegliere di conseguenza. L’indicazione del prezzo sorgente potrebbe accompagnarsi ad un altro strumento altrettanto prezioso: l’etichetta narrante.

Ci sono prodotti che hanno storie che vale la pena raccontare già dall’etichetta, prodotti la cui unicità incide anche sul loro valore economico.

L’etichetta narrante, nel modello messo a punto da Slow Food, potrebbe anche essere la risposta a quei casi in cui il prezzo sorgente avrebbe meno senso perché produttore e trasformatore coincidono, come spesso accade nelle produzioni di piccola scala che rappresentano ad esempio il cuore del progetto dei Presidi Slow Food.
Strumenti come questi possono essere leva del cambiamento attraverso il cibo, perché hanno il potere di incidere sulla sfera del quotidiano. Anche di questo parla la campagna #Foodforchange che dà il tema all’edizione di quest’anno di Terra Madre Salone del Gusto, che Torino tornerà ad ospitare al Lingotto dal 20 al 24 settembre.

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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