Cipolline Borettane

Cipolline Borettane

Cipolle borrettane
Cipolle borrettane

Situato nella pianura padana, Boretto si estende lungo la riva destra del Po, a 27 km da Reggio nell’Emilia. Il territorio comunale, oltre che dal capoluogo, è formato dalle frazioni di San Rocco, Santa Croce per un totale di 19 chilometri quadrati. Confina a nord con i comuni mantovani di Viadana e Pomponesco, ad est con Gualtieri, a sud con Poviglio e ad ovest con Brescello. Boretto fa parte dell’area geografica denominata Bassa padana.

Le origini preistoriche del paese sono incerte. Probabilmente prese vita dagli antichi insediamenti terramaricoli della Ravisa di San Genesio e soprattutto dalla Motta Ballestri, tra Poviglio e Brescello, punta estrema dei canneti della padusa e del Bondeno, terra emersa percorsa da alcuni fiumi vaganti che si fusero con il Po. Boretto, di certe origini romane nella sua parte occidentale, costituiva la periferia dell’antico Brixillum. Lo attestano i numerosi reperti archeologici, in particolare la celebre stele funeraria dei Concordi, ricostruita nei giardini pubblici di Reggio Emilia e un grandioso capitello corinzio, ora ai musei civici di Reggio. A Tre Ponti Nuovi, a sud del «cavo morto», fu ritrovata la tomba di un bambino e quella di un adulto, sempre romane, ed emersero anche vestigia di stazioni preistoriche: mucchi di cenere, piccoli vasi a lacrimatoi, balsamari, laterizi, stoviglie, ciotole «nere» e mosaici. Ma ciò che caratterizza la storia di Boretto è la sua continua lotta per raggiungere l’autonomia e non rimanere «frazione» di Brescello, anche se, come Gualtieri, fu legato fino al 1860 in una sorta di comunità generale a questo paese, salvo una breve parentesi di autonomia nel Settecento. Boretto compare con una propria denominazione a partire dall’855 coi toponimi di Beruptum, Boruptum e Bisruptum, tutti indicanti le frequenti rotture degli argini di Po. Ma l’etimo originario potrebbe essere Poreptum (Po retto), per la configurazione rettilinea che il Po presentava in questo suo particolare tratto. Nel 1305, in seguito ad una permuta fatta da Azzo d’Este passò con Gualtieri sotto il dominio dei vescovi di Parma. Passò poi sotto i Visconti e nel 1409, assieme a Brescello, fu occupata dai Veneziani che la tennero fino al 1479; questa occupazione lasciò tracce profonde, tanto che Boretto con la città lagunare ha in comune il Patrono, e a fianco della chiesa parrocchiale, su di un pilastro, fa bella mostra un leone di San Marco, dono di Venezia con la quale, nell’epoca passata, mediante il suo porto intratteneva fiorenti commerci. Boretto subi’ occupazioni e devastazioni nel 1512 da parte delle milizie pontificie e nel 1551 da parte delle soldatesche spagnole. Nel 1755, per l’alto grado di benessere raggiunto che lo rendeva numericamente ed economicamente superiore alla stessa Brescello, dietro esborso di 2.000 zecchini di Firenze, ottenne dal duca di Modena l’autonomia comunale; nonostante l’alto costo del decreto ducale, cinque anni dopo Boretto decise di riunirsi a Brescello. Eccettuati gli anni della dominazione napoleonica, Boretto rimase con Brescello e Lentigione sotto la signoria estense fino al 1859, anno in cui ottiene definitiva emancipazione con decreto del dittatore Farini. A Boretto sono state girate alcune scene dei film della saga di Don Camillo e Peppone. Nel film Don Camillo è girata a Boretto la scena della processione al fiume, in particolar modo si può distinguere il profilo della chiesa di San Marco nell’istante in cui il parroco si trova davanti tutti gli uomini di Peppone convenuti presso l’argine.

Tutto il finale del film Don Camillo e l’onorevole Peppone è ambientato a Boretto; tra i luoghi immortalati nel film vi è la stazione, dove Don Camillo si reca a salutare Peppone partente per Roma.

Cucina:  Nel territorio di Boretto si coltiva una particolare specie di cipolla conosciuta proprio come borettana.

La cipolla borettana è conosciuta in tutta Italia per il suo inconfondibile sapore, prende il nome da Boretto, un comune in provincia di Reggio Emilia, in cui veniva coltivata fin dal 1400. Oggi però gran parte della produzione avviene nel parmense. È conosciuta anche come cipolla piatta di Como o di Rovato. È una varietà di cipolla molto utilizzata dall’industria dei sottaceti, in Emilia Romagna viene servita con gli gnocchi fritti, salumi e come accompagnamento in generale di secondi piatti. Ha come caratteristiche un bulbo molto appiattito ai poli, piccolo e co n tuniche color paglierino.

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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