Ed è proprio l’intenzione di avvicinare due terre così lontane, la Campania e la Svizzera, lo scopo di questo incontro, come ha detto Serena Maggiulli, direttore de Città del Gusto di Napoli “Apriamo l’anno dell’Expo, durante il quale Napoli e la Campania saranno grandi protagonisti. Ciò testimonia la percezione che pubblico e operatori hanno di noi, come autorevole luogo di divulgazione per la cultura enogastronomica“.
L’incontro
lascio l’ufficio per recarmi in una location decisamente suggestiva e lussuosa, come quella del Royal Continental, con vista sul lungomare e su uno dei castelli della Città, il Castel dell’Ovo.
Sfortunatamente luce scarsa e una forte tempesta hanno impedito qualche scatto alla solita, ma inesauribile e mai scontata, bellezza della mia Napoli.
Salgo all’ultimo piano dove ci sono tavole perfettamente apparecchiate, con una breve guida e taccuino per dare le proprie opinioni e 6 calici, riempiti con abile maestria dai sommelier della serata.
Gli assaggi dei formaggi svizzeri
intanto che gli addetti si occupavano di tagliare i 6 formaggi che da li a poco avremmo apprezzato, intravedo tra gli invitati, qualche collega blogger con i quali, immancabilmente, non possono mancare selfie, scambio di battute a finire ai commenti sulla qualità dei prodotti che abbiamo iniziato a gustare.
Emmentaler o Gruyère?
Quante volte avete sentito di poter scegliere tra i due formaggi svizzeri, succitati, come se questi fossero uno sostituto dell’altro? Male. Perché vuol dire che difatti, chi lo dice, non conosce la differenza tra i due.
Non stiamo parlando di due “fratelli”, bensì di due, dei circa 10 formaggi DOP, della Svizzera – che nel frattempo ne vanta 400 – a dispetto dei nostri 600 citati dall’Ambasciatore del Formaggio Italiano nel Mondo.
Il primo servito nelle 3 stagionature di:
– 4 mesi (classico)
– 8 mesi (resèrve)
– 12 mesi (grotta)
il secondo servito nelle stagionature di:
– 5 (classico)
– 10 mesi (resèrve)
– minimo 12 mesi (alpage).
Il tutto sorseggiando vini bianchi e rossi presentati all’evento TreBicchieri che hanno creato interessanti contrasti, risalto e scoperta tra un morso e il sorso.
L’assaggio andava dal centro e seguiva in senso orario.
L’esperienza:
quando si dice che il cibo va provato con tutti i sensi non è solo un modo di dire bello e sofisticato. Quella dei formaggi svizzeri, ma anche più in generale, è un’esperienza che va vissuta:
– osservando forme e colori,
– toccando e percepire la consistenza;
– respirando la storia che c’è (come le praterie rigogliose della svizzera e le decantate e pulitissime stalle),
– sentendo che rumore fa quando si spezza con le mani o si mastica;
– e infine, assaporando e capire se quello che abbiamo proiettato con gli altri sensi è corretto rispetto allo strumento di conoscenza più primitivo che abbiamo: il gusto.
che belli i formaggi svizzeri, mangerei solo quelli, davvero di grande qualita’!!!
ciao Giovanni felice inizio settimana 🙂