Vino vegano oggi, insalata vegana domani

Cari lettori, come sapete, oltre che essere una grandissima appassionata di cucina, amo follemente anche tutto il mondo dell’enogastronomia, che studio e approfondisco da anni.

vino vegano oggi, insalata vegana domani

Ci tengo a premettere e precisare che il titolo provocatorio di questo articolo non ha NULLA DI DISCRIMINANTE nei confronti di coloro che seguono uno stile di vita vegano, persone che anzi rispetto profondamente per la loro scelta etica, sicuramente non facile.

Seguire uno stile di vita vegano, infatti, non e’ affatto semplice non solo per le scelte alimentarie e di comportamento restrittive, ma anche per la difficolta’ del reperimento di informazioni necessarie a capire se certi prodotti possono essere definiti vegan oppure no.

Come e’ naturale che accada nel mercato, le aziende cercano di sfruttare fenomeni di tendenza per lanciare prodotti mirati a massimizzare i propri profitti e aumentare la propria visibilita’. Da un lato questo e’ molto utile perche’ si va a coprire una buona fetta della nuova domanda dei consumatori, dall’altra bisogna stare attenti perche’ puo’ succedere che pur di lanciare nuovi prodotti “rivoluzionari”, alcune aziende forniscano delle informazioni fuorvianti o non esaustive per chi ha particolari richieste ed esigenze.

Ora vi spiego perche’, a mio parere, la scelta di lanciare la certificazione di VINO VEGANO e’ totalmente INUTILE. (Ergo: TUTTI I VINI SONO VEGANI, oppure, NEMMENO I VINI VEGANI SONO REALMENTE VEGANI).

Innanzitutto, che cosa si intende per VINO VEGANO?

“Il vino vegano è un vino che non contiene sostanze di origine animale e che viene prodotto con processi che escludono l’utilizzo di qualsiasi sostanza di origine animale.”

Leggendo questa frase, sia il consumatore medio, che il consumatore vegano, salta sulla sedia pensando “Ma come?! Il vino non e’ ottenuto solo da uva, lieviti ed eventualmente zuccheri?” Il fatto che nelle pratiche di cantina vengano utilizzate sostanze di origine animale e’ corretto, ma forse e’ bene dare qualche informazione approfondita a tale proposito.

Il processo di vinificazione non e’ sicuramente tra i piu’ semplici, e le attivita’ di cantina sono numerose. Uno dei compiti fondamentali dell’enologo e’ quello di rendere il vino LIMPIDO. Questo processo e’ chiamato CHIARIFICAZIONE.

A questo proposito, riassumero’ qui di seguito i contenuti che ci interessano di quest’ottimo e completo articolo dell’enologo Lorenzo Tablino.

Le sostanze di origine animale utilizzate al giorno d’oggi nei processi di chiarifica del vino sono i seguenti:

Gelatina animale: uno dei chiarificanti più usati da anni. Si presenta in commercio in fogli o lamine sottili con vari nomi commerciali (platino, oro, argento) secondo la purezza. Utilizzata per vini giovani e con buona astringenza.

Dosaggi di utilizzo: da 5 a 15 g per 100 litri di vino. IMPATTO TOTALE SUL PRODOTTO (MASSA): tra 0,005% e 0,015%

Albumina: tra i migliori chiarificanti essendo dotata di un buon potere etannizzante. Adatta per vini DOC-DOCG di altro profilo.

Dosaggi di utilizzo: da 2 a 4 g per 100 litri di vino. IMPATTO TOTALE SUL PRODOTTO (MASSA): tra 0,002% e 0,004%

Caseinato di potassio: Elimina i polifenoli, in particolare le catechine per cui ha un forte potere deossidante e protettivo sul vino. Da oltre cinquant’anni  è un chiarificante usato con successo per stabilizzare i vini bianchi.

Dosaggio: da 30 a 60 g per 100 litri di vino. IMPATTO TOTALE SUL PRODOTTO (MASSA): tra 0,03% e 0,06%

Ittiocolla: ottenute dalle vesciche natatorie dei pesci, una volta erano solo storioni. E’ detta gelatina di pesce.

Dosaggio: pochi grammi per 100 litri di vino

Come si puo’ evincere da questi dati, l’impatto di prodotti di origine animale sui vini e’ assolutamente IRRISORIO.

E’ altresi’ importante precisare che la certificazione di VINO VEGANO viene rilasciata solo alle aziende vitivinicole che operano secondo le norme di agricoltura biologica e biodinamica.

Che cosa si intende per agricoltura biologica e biodinamica?

Agricoltura biologica (fonte Wikipedia): l’agricoltura biologica è un tipo di agricoltura che considera l’intero ecosistema agricolo, sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, vuole promuovere la biodiversità dell’ambiente in cui opera e limita o esclude l’utilizzo di prodotti di sintesi e degli organismi geneticamente modificati (OGM).

Agricoltura biodinamica (fonte Wikipedia): l’agricoltura biodinamica è un metodo di coltivazione basato sulla visione spirituale antroposofica del mondo elaborata dal filosofo ed esoterista Rudolf Steiner e che comprende sistemi sostenibili per la produzione agricola, in particolare di cibo, che rispettino l’ecosistema terrestre includendo l’idea di agricoltura biologica e invitando a considerare come un unico sistema il suolo e la vita che si sviluppa su di esso. Due principi che si possono ritenere tipici della teoria biodinamica di Steiner hanno a che vedere col compostaggio e con le fasi della Luna. Se alcune delle pratiche codificate nella biodinamica hanno una radice scientifica e una loro intrinseca utilità (ad esempio il “sovescio”, cioè l’interramento di particolari piante a scopo fertilizzante e la rotazione delle colture) altre pratiche risultano indecifrabili dalla scienza ufficiale. Ad esempio, una pratica ritenuta di fondamentale importanza consiste nello spruzzare il terreno con “preparati biodinamici”, ottenuti da letame, polvere di quarzo o sostanze vegetali, in diluizione omeopatica, oppure il preparato 500 riguardante il trattamento di corna di mucche per aumentare la fertilità del terreno.

La definizione di agricoltura biodinamica ci mostra come, in realta’, i componenti di origine animale (letame, corna di mucche e altre sostanze) siano in realta’ presenti nelle sue pratiche. Ci troviamo di fronte dunque ad una serie di paradossi.

Molti degli agricoltori che praticano l’agricoltura biodinamica fanno utilizzo di cavalli e buoi per la trazione delle macchine agricole, e questo va in controtendenza alla filosofia vegana, che impone di non usare gli animali nemmeno come forza lavoro. Senza poi considerare che il semplice dissodamento del terreno prevede una vera e propria strage di esseri viventi, topolini di campagna, lucertole, lombrichi ecc.Che dire poi dell’uso dei concimi organici, piuttosto che quelli di sintesi? Una panacea per il mondo salutista e vicino alla natura, però c’è un neo anche qui: produrre letame prevede l’allevamento, e quindi, lo sfruttamento degli animali.

Qual e’ dunque la conclusione? Sara’ mai possibile definire un VINO VEGANO al 100%? Da qui, la provocazione Vino Vegano oggi, insalata vegana domani.

Siamo in un paese libero, e uno puo’ giustamente avere una propria opinione, tantopiu’ che l’argomento e’ molto complesso e controverso.

Io ho avuto modo di confrontarmi con diverse persone vegane, che mi hanno confermato che il consumo di vino, all’interno della comunita’ vegana, e’ ampliamente diffuso, negato solamente a coloro che seguono questa filosofia non solo per via principi etici, ma anche salutisti, e che scelgono di non consumare ne’ vino ne’ altri prodotti alcolici.

A mio parere, coloro che vivono seguendo una filosofia di vita come quella vegana devono essere rispettati e tutelati, in modo da poter concedere loro di avere tutti i dati a disposizione per effettuare le loro scelte di consumo.

FONTI:

http://tablino.it/402/il-processo-di-charificazione/

http://www.winechannel.it/web/vino-vegano-certificato-la-nuova-frontiera/

https://www.starchefs.com/cook/wine/technique/egg-white-wine-fining

http://science.howstuffworks.com/dictionary/biology-terms/albumin-info.htm

Infine, un grazie speciale al mio amico biologo e ricercatore all’Universita’ di Bristol Dario Melgari, che mi ha aiutato nel reperimento dei dati necessari per scrivere questo articolo. Dario cura il suo fantastico blog “Potenziale d’azione“, un portale dedicato alla divulgazione scientifica. Potete seguire Dario anche tramite la sua Fanpage su Facebook. 

 

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