Chef per una sera DUE, Sandra Gatti!

Chef per una sera DUE è il secondo evento del format Chef per una sera by Cocalo’s Club.

Chef per una sera DUE
Chef per una sera DUE

La serata ci ha regalato emozionanti momenti già dalle prime battute, quando Luca Sestili, il nostro direttore artistico, ha chiesto a Sandra Gatti, la nostra Chef per una sera, titolare della Scuola di Ballo Salsavor di San Benedetto del Tronto, di rievocare qualche episodio legato alla sua infanzia. Lei ci ha portato nel suo mondo latino americano di qualche anno fa, tra lacrime nostalgiche ed allegri flashback, strappandoci molti applausi spontanei ed affettuosi. Nel precedente articolo l’avevo paragonata ad una spezia: la paprika! Ora confermo questa mia impressione. Il suo carattere è deciso come il gusto della spezia e piccante ma allo stesso dolce come le sue caratteristiche.

Chef per una sera DUE
Chef per una sera DUE

Sandra ha dimostrato, durante la serata che si è svolta nel Ristorante Vecchia Lampada di Martinsicuro (TE), una notevole capacità di relazione con il pubblico nonché, punto fondamentale alla riuscita del format,  una fantastica capacità nell’arte culinaria, con il suo piatto unico El pabellòn criollo, piatto tradizionale venezuelano, riconosciuto come il piatto nazionale per eccellenza.

Ricordiamo che Sandra è nata a Maracaibo e cresciuta a Caracas.

E’ con el pabellòn criollo e con la torta “tres leches” che tutti noi commensali abbiamo completato il viaggio nell’America Latina, estasiati dai sapori e dalla bellezza  della portata.

El pabellòn criollo è un piatto unico composto da arepas (focaccine di mais bianco precotto – harina pan), riso bianco, fagioli neri e carne machada, i cui sapori si sposano nel palato senza amalgamarsi ma conservando ognuno il proprio gusto.

C’è una ricetta che ama realizzare?

In generale le piace cucinare di tutto. Ama fare i dolci ed è specializzata in torte di compleanno. Infatti gli allievi si rivolgono a lei quando vogliono fare certamente bella figura.

Ma c’è una ricetta che le piace più delle altre?

Adora il sushi e quando può organizza cenette tra amici preparandolo lei stessa. La sua curiosità le ha fatto sperimentare anche la cucina giapponese che le riesce particolarmente bene.

E c’è qualcosa che invece, in cucina, non le piace?

Si… lavare i piatti dopo aver cucinato 😀

La cena, proposta dalla nostra Chef per una sera DUE,  è stata accompagnata da un clima sereno e allegro, aspetto tipico del Venezuela che si riscontra in ogni racconto di chi ha vissuto nel Paese e se ne è innamorato, come il nostro amico Lino Rosetti, il Signor Cocalo’s Club in persona, il cui cuore è ancora là.

Sono ora curiosa di scoprire il prossimo Chef per una sera… questi “viaggi” mi piacciono tantissimo!

Maria Grazia Cichetti, blogger

Mary Grace tra le nuvole in cucina http://blog.giallozafferano.it/marygraceincucina/

Diario di una strega http://diariodiunastrega.altervista.org/

 

Chef per una sera DUE con (imm. centrale, da sinistra): Matteo Bianchini, Maria Grazia Cichetti, Lino Rosetti, Sandra Gatti, Luca Sestili
Chef per una sera DUE con (imm. centrale, da sinistra): Matteo Bianchini, Maria Grazia Cichetti, Lino Rosetti, Sandra Gatti, Luca Sestili

Qualcosa su Sandra Gatti, Chef per una sera DUE

Sandra Gatti, nata a Maracaibo, cresciuta a Caracas è titolare, ora in Italia, della scuola di ballo Salsavor, insieme al maestro Nikpali Francesco.

Come membro della squadra, addetta alla presentazione degli Chef per una sera, sono stata a trovare Sandra e le ho chiesto notizie relative alla sua vita “venezolana”. Mi vanto di conoscerla bene pechè ci frequentiamo da qualche anno, sono un’allieva della sua scuola di ballo ed abbiamo partecipato insieme a numerosi eventi, sia in ambito culinario che “ballerino”, ma la parte della sua adolescenza vissuta in America Latina era per me ancora un mistero.

Con lei c’era la sua mamma, la signora Clodolinda o più semplicemente Tilde, che ha soddisfatto alcune mie curiosità.

Signora Tilde, mi racconta la storia di Sandra?

Sandra ha una storia piuttosto variopinta che sicuramente è stata determinante nella maturazione delle sue passioni.

I suoi genitori, che ancora non si conoscevano, si trasferirono in Venezuela negli anni ’50, ognuno con la rispettiva famiglia. La signora Tilde racconta di aver compiuto 20 anni sulla nave che la conduceva alla sua nuova vita. Negli stessi anni in cui molti nostri connazionali decidevano di lasciare l’Italia per trasferirsi in un paese sconosciuto che però offriva molte probabilità di lavoro e vita dignitosa rispetto alla nostra nazione, la signora Tilde, insieme a sua madre e sua sorella, raggiungeva i suoi cari che le avevano precedute. Il suo papà già lavorava, loro trovarono un lavoro di sartoria da fare in casa. Si stava bene.

Lì trovò l’uomo con cui crescere una famiglia, anche lui di nazionalità italiana.

L’infanzia di Sandra ha come cornice la grande Caracas, il ballo in strada, una mamma dalle mani d’oro che confezionava vestiti e insieme alla nonna preparava in casa i pasti della famiglia. Da fanciullina curiosa qual era, lei osservava e riproduceva, tanto che all’età di tre anni, come racconta la signora Tilde, per imitare la sua mamma e sua nonna, rovesciò un chilo di farina sul tavolo iniziando ad impastare.

Cresce, come tutti i bambini, seguendo i programmi in tv ma, CONTRARIAMENTE A TUTTI I BAMBINI, i suoi programmi preferiti parlavano di ricette di cucina o tutorial per realizzare oggetti. La sua capacità di riprodurre ciò che vedeva in tv le faceva avere successo in tavola e un suo zio accoglieva con entusiasmo gli inviti a pranzo perché amava assaggiare i dolci preparati da lei.

Se, come dice, in Venezuela si stava bene, perché avete deciso di tornare?

La risposta della signora Tilde ha una puntina di rimpianto. La decisione di rientrare in Italia è stata presa dal papà di Sandra che voleva ricongiungersi con la famiglia che aveva lasciato da adolescente.

Il rientro non è stato facilissimo. E’ stato come rivivere la prima ormai lontana migrazione. Più volte Sandra ha pensato di tornare nella Venezuela dove era nata e cresciuta, esattamente come il suo papa aveva desiderato tornare nel suo paese natìo ma la vita da migrante comporta importanti rinunce, soprattutto affettive e la decisione finale è stata quella di rimanere e costruire in Italia il proprio futuro.

Titolare dapprima di due gelaterie insieme a suo fratello Humberto e alle sorelle Rita e Mirella, poi di una scuola di ballo insieme al maestro Francesco Nikpali.

La sua professione di insegnante di scuola di ballo nasce sulla pista. Insieme ad alcuni suoi amici venezuelani, anch’essi rientrati in Italia, organizzava spesso feste. Già bravissima a ballare perché nata e cresciuta con la musica latino americana, uno di loro le propose di insegnare agli italiani questo ballo. Dopo tre anni di collaborazione con un’insegnante di una scuola di Teramo, conobbe Francesco Nikpali con il quale ha condiviso una parte importante della sua vita e continua a condividere la passione per il ballo e una scuola di cui sono fiera allieva.

Perché protagonista a Chef per una sera?

La cucina è un’arte. Che sia per professione o per passione, le doti fondamentali di chi ama pasticciare sono fantasia e creatività e, generalmente, chi possiede queste due doti non le dedica ad una sola attività. Come la nostra prima Chef Tania, titolare insieme al fratello Maurizio  di “Sartarelli Parrucchierie”, crea fantastiche acconciature nel suo salone, così la nostra seconda Chef, Sandra Gatti, titolare insieme a Nikpali Francesco della “Scuola di ballo Salsavor” usa la sua fantasia per ideare coreografie nelle quali si esibiranno i suoi allievi.

Entrambe hanno proposto un piatto molto particolare, delizia per gli occhi e per il palato. Della prima serata conosciamo il successo, della seconda ne siamo ugualmente certi perché, oltretutto, a condurre la serata, come nel primo evento, sarà il nostro bravissimo e coinvolgente direttore artistico Luca Sestili

 

Ah… ho fatto un’ultima domanda alla signora Clodolinda o più semplicemente Tilde: perché due nomi? Tilde è il diminutivo di Clodolinda?

No, sono due nomi distinti. Il primo è stato scelto e registrato da suo padre all’anagrafe, il secondo ha una storia: quando fu battezzata, fu sua nonna a recarsi dal parroco perché scrivesse il nome nel registro dei Battesimi. Dopo vari tentativi, da parte dell’anziana donna, di pronunciare un nome così insolito, al parroco che aspettava pazientemente disse: “E mitta Tilde” (Metti- scrivi- Tilde)!

Io e la mia Chef per una sera DUE
Io e la mia Chef per una sera DUE