Il Diario di LellaCookIl Diario di LellaCook

Da qualche anno a questa parte il mio amore sfrenato, senza sosta e condizioni per il buon cibo è diventato insistente e a volte quasi ingombrante, e questo potrebbe sembrare normale se la bambina che è in me ancora non mi dicesse: “Come hai potuto!”. Come ho potuto cosa? Come ho potuto permettere al cibo di diventare fondamentale nella mia vita. Da piccola, e in realtà fino a non molti anni addietro, ero quella che i parenti lontani appena mi vedevano dicevano :”Ma non ti fa mangiare tua madre?”. Mia madre a dire il vero si sforzava anche troppo per farmi mangiare, cercando ogni mezzo per farmi fare un pasto completo tutti i giorni. Io però ero schizzinosa, non mi piaceva quasi niente, all’ora di pranzo se stavo a casa facevo finta di dormire e a cena pure, peccato che mi venissero a “svegliare” e a tavola dovevo sedermi per forza. Tranne poche eccezioni, tipo i calamaretti fritti o i piselli, tutte le altre cose le mangiavo un po’ per forza. Ripensandoci adesso dico che da una parte è stato meglio così, cominciare da piccoli a ingozzarsi non va bene, dall’altra credo che avrei dovuto sforzarmi un po’ di più senza perdermi tutto quello che mi sono persa. Quando sono andata via di casa per studiare all’università, sapevo fare si e no due cose, e premetto che tipo il caffè non sapevo nemmeno dove si comprasse, ok forse esagero, ma io non lo sapevo proprio fare. Facevo due/tre cose che avevo appreso dalla mia mamma che è sempre stata, e tuttora è, una brava cuoca, e con quelle mi alimentavo. La vera passione per la cucina, quella autentica, quindi non quella della lasagna la domenica a pranzo, nonostante avessi constatato la facilità con cui mi venissero certe ricette, è venuta fuori quando sono andata a vivere da sola, e quindi avevo modo di gestire una casa, e soprattutto una cucina, c’eravamo solo noi, io e la cucina! Piatto dopo piatto, telefonate dopo telefonate con la mia mamma che mi dettava le ricette, ho cominciato a cucinare ed assaggiare, e più cucinavo e più assaggiavo (e voi direte…e più ingrassavi), più amavo il cibo, fino ad arrivare al punto di aprire un FoodBlog. La mia riflessione di oggi era proprio questa. Pensavo al fatto che tante mamme delle mie coetanee all’epoca si sforzavano di insegnare alle proprie figlie a cucinare, lavare, stirare ecc… mentre la mia mi ha sempre lasciata libera di fare quello che mi andava di fare in casa, e la maggior parte delle volte non mi andava di fare niente, mi diceva sempre :”Fin quando ci sono io faccio tutto io”, (stiamo parlando della mia adolescenza, certo se ancora adesso a 30 anni passati vivessi con lei non sarebbe questo il ragionamento), ed io l’ho lasciata fare, ma l’ho sempre osservata, ammirata, probabilmente non sempre capita, ma ora sono qui, so cucinare, so stirare, so lavare, so tenere una casa in piedi, per me e per la persona che con me vive tutti i giorni. La cucina soprattutto per me è diventata un piacere, cucinare qualcosa per cena o per pranzo non è un dovere, è un modo per esprimere le mie passioni. Quando cucino sono felice, sono allegra, trotterello su e giù per la cucina, apro cassetti, prendo mestoli, assaggio sughetti, mi scotto col forno. Tutto questo mi rende felice. Mi chiedevo quindi: se mia mamma mi avesse costretto da piccola a fare anche solo una minima parte di tutto questo, sarebbe adesso così per me? Sono felice di aver avuto un’adolescenza leggera, ma lo sono ancora di più se penso che nonostante la mia “beata nulla facenza” casalinga, adesso sono una donna che fuori lavora e in casa indossa il grembiule e prende in mano le padelle, non per cucinare semplicemente, ma per creare, per regalare sensazioni e per vivere meglio.

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