I primi ricordi di questi sombreri di pasta si perdono negli anni della mia infanzia, praticamente un lustro fa. Ricordo che li faceva mia zia ogni volta che venivamo in vacanza qui a Tuglie. Io rimanevo affascinata da questa sombreri commestibili. Non li ho mai visti fare da nessun altro, quindi non so come sia nata questa ricetta. Una decina di anni addietro, li ho visti in un negozio di pasta fresca locale, per cui presuppongo che siano i discendenti di quelli della zia ;). Sono convinta che, come ogni ricetta, sia stata copiata e tramandata. Sono anni che non ripropongo questa pasta, per cui a distanza di tempo, ho perso la manualità. Quelli della zia erano dei sombreri perfetti, i miei sono una brutta copia. Presuppongo di aver fatto dei cerchi troppo grandi.
Ingredienti a persone
gr. 80 semola di grano duro
gr. 40 acqua
Attrezzi
1 bottiglia di vetro
1 coppapasta da 7 cm in mancanza un bicchiere
1 coltello ben affilato a lama lunga e liscia
Preparazione
Mettere la farina sulla spianatoia e fare fontana, aggiungere l’acqua un pò per volta, in quanto la farina non assorbe sempre la stessa quantità di acqua. Impastare sino ad ottenere un impasto liscio ed elastico, non deve appiccicare. Questo lavoro lo potete fare con una planetaria. Formare una palla, coprire con un canovaccio pulito e lasciar riposare circa 30 minuti.
Trascorso questo tempo, stendere la pasta in una sfoglia sottile e ricavarne dei cerchi
Io ho usato un bicchiere da 9 cm di diametro, ma mi sono accorta che era troppo grande. Man mano che ricaverete i cerchi sovrapponeteli, formando delle pile da 10 o 15 cerchi
I ritagli di pasta reimpastateli e continuate a formare dei cerchi sino ad esaurimento totale della pasta.
Una volta terminata questa operazione, prendete il coltello e tagliate a metà i cerchi
staccate tutti i semicerchi
e iniziate a formare i sombreri, in questo modo:
formate un cono come da foto:
Formate il cono in mano, nella foto l’ho appoggiato sul piano di lavoro per far vedere meglio le pieghe.
Una volta formato il cono, inseritelo nel collo della bottiglia che dev’essere in vetro e con l’imboccatura per tappo a corona
rigirate i bordi, date un colpetto col palmo della mano per dare forma alla falda del sombrero
man mano appoggiateli su un piano infarinato. Infarinate ogni tanto l’imboccatura della bottiglia.
Vi ho consigliato di usare uno stampo più piccolo rispetto a quello da me utilizzato, in quanto, più è piccolo il semicerchio, più stretto verrà il cono, quindi entrerà più in profondità nel collo della bottiglia, ottenendo così una falda del sombrero più corta, assumendo veramente la forma del famoso cappello messicano.
Cuocere i sombreri di pasta in abbondante acqua bollente salata. Essendo pasta fresca, cuoceranno in pochi minuti. Scolateli delicatamente con un mestolo forato o raccogliendoli con un colino, non versateli nel colapasta, si schiaccerebbero tutti.
Conditeli con un buon sugo di pomodoro e parmigiano.
Se volete avere invece l’impressione di gustare una pasta ripiena, conditeli con un buon ragù alla bolognese, tutto il condimento si insinuerà nel cono, rendendo ancora più gustosa questa preparazione.
troppo cariniiiiiiiiiiiii
posso copiarteli?
Ciao Maria, mi farebbe tanto piacere. Fammi sapere com’è andata.
sono veramente fantastici!!
E’ vero, hanno una forma particolare, di sicuro effetto.
Ingegnoso, molto ingegnoso. Probabilmente scopiazzerò, citando da dove
Ciao Mimmo, mi fa piacere che ti siano piaciuti. Erano anni che non li preparavo e diciamo che avevo dimenticato il diametro. Se li fai un paio di centimetri più piccoli, ti verranno benissimo. E sono sicura che saranno più belli dei miei. Copia pure, sai perfettamente che anch’io vengo a dare sbirciatine da te e qualche volta ti ritroverai a guardare tue ricette nel mio blog. Ovviamente citando la fonte. Un abbraccio
Ma sono semplicemente geniali!! bellissimi da vedere e magari li provero!! passo dal bel contest di Alessandra Castillo .,mi sono anche iscritta nella tua bella fan page!!!un caro saluto laura
Grazie laura, sei proprio gentile. Provali, sono veramente buoni, ma mi raccomando uso semola di grano duro, per gustarli appieno.
Sono venuto “a dare sbirciatine da te”, dopo il rimbrotto che m’hai fatto sulla farina d’orzo nelle orecchiette salentine, non ho trovato nulla, non ne sono stato capace? mi dai una mano, vorrei fare una postilla nel post se possibile. Avrai notato, come mia affezionata lettrice che l’orzo non è affatto trascurato nel mio blog, torna a proposito di orzotto, friselle e una particolare farina lucana: Farina di Misckiglio, che mi pregio d’aver riscoperto e portato all’attenzione del mondo blogghista, con scarso risultato, far paste costa fatica e pare che ormai l’unica cosa che abbiano riscontri sono cose con mixer e millefoglie (che poi solitamente non sono più di 3 o 4 foglie e già non stanno in piedi.
Ciao
Ciao Mimmo, il mio era un rimbrotto scherzoso, volevo prenderti un po’ in giro. Avevo visto le tue orecchiette integrali, di semola rimacinata e grano arso, ti mancavano solo quelle di orzo 😉 Sai che io nutro sempre nei tuoi confronti la massima venerazione, ma ogni tanto mi piace giocare. Qui sono inutili le sbirciatine alla ricerca di pasta fresca, ho inaugurato questa sezione giusto due giorni addietro, con i sombreri, ma pian piano la arricchirò. Il mio misero blog ha appena sei mesi, con il tempo crescerà. Ti dico la verità affermando che non avrei mai creduto di arrivare a tanto, nei primi tempi ero talmente imbranata, ricette mal presentate, con foto orribili. Rimarrà per sempre nella mia mente, la “crostata kiwi e fragole al profumo di cannella” pubblicata dopo appena 15 giorni dall’apertura del mio blog, in cui fui costretta a pubblicare una foto di prova dei colori, che a mio modesto parere è buonissima, ma data la foto orribile fu un flop totale e mi costò la bocciatura su giallozafferano. Quando avrai voglia di farti quattro risate, chiedimi la storia di quella crostata, oggi ci rido e mi rendo conto che avevano ragione, ma allora me la presi seriamente a male. Sarà che in 6 mesi, o sono diventata più vecchia o più saggia, molto più probabile la prima, diventare saggia credo sia utopia 😀
Cara mia, la risposta vera era qui quella sul mio blog era un po’ “dico a nuora perché suocera intenda” o viceversa. Ultimamente sto subendo attacchi poco simpatici, tanto che sto ridimensionando i miei rapporti con alcuni. Con il tuo discorso sugli inizi capiti a fagiolo, il post “Orecchiette e Cime di Rapa” è infatti la nuova edizione di uno dei primi scritti. Sto anche pensando di aprire un nuovo blog in Giallo Zafferano, che ne dici?
Ciao Mimmo, ne possiamo parlare. a risentirci presto.