La favola di Stella e le sue trecce…

La storia del caseificio Dicecca è così magica e speciale che sarebbe meraviglioso ascoltarla davanti allo scoppiettante crepitio di un fuoco, sotto un cielo irrorato di stelle.

Eppure è una storia come tante altre, una storia antica, che profuma di latte e famiglia, ha il sapore delle levatacce alle ore più improbabili per intraprendere quel mestiere onesto e faticoso che si tramanda di generazione e generazione: il casaro.

Nei primi del novecento è Stella la prima ad imparare, per necessità , a cagliare e filare, splendide trecce di mozzarelle. Il passo dalla pasta filata fresca alle scamorze, il caciocavallo è stato naturale e spontaneo come aprire la bottega, ancora oggi presente , in piazza Matteotti ad Altamura.

A tirare le fila del caseificio oggi c’è Angelantonio, pronipote di Stella, nipote di Angelantonio, discendente di un’intera generazione di casari. La vera magia di tutta questa storia è che nonostante sia diventata ora contemporanea, nonostante siamo adesso a raccontare i giorni nostri, possiamo ancora farlo come se stessimo raccontando la storia di un secolo fa. Perchè Angeloantonio è un ragazzo senza tempo, diverso, con un guizzo negli occhi che ti spiazza.

Ha radici solide e ben radicate e un forte credo al quale non cede. La qualità del prodotto, che deriva dalla qualità della materia prima, la tradizione nella trasformazione, lo studio e l’innovazione per garantire lo standard della produzione. Angelantonio non si sposta. Anche a costo di rimetterci, la sua storia e’ la sua forza, gli insegnamenti la garanzia del successo

Perché, se Stella Dicecca assaggi :comprendi. E vedi. E senti. Perché Stella Dicecca non fa solo formaggio, non sanno solo filare, continuano a raccontare una storia.

Che durante la lunga corsa verso i giorni nostri si è evoluta e non parla solo di una generazione di casari, narra di un territorio, del rispetto per l’ambiente, di benessere per gli animali, cura, scelta, attenzione.

E tu nel piatto non trovi un prodotto caseario, ma un simbolo. Se chiudi gli occhi li senti, Stella e Angelantonio e Angelantonio ancora… fare gli stessi rumori, di latte che scorre , mani che mozzano e acqua che accoglie il frutto. Se li riapri li vedi, riflessi nel bianco lucente della mozzarella, nel morbido cuore di una burrata.

Se assaggi ritrovi la Puglia, l’Alta Murgia Barese, i profumi del timo spinosetto, l’acino pugliese, la stregonia e il lino delle fate, magie che solo un latte di vacche allevate al pascolo e rispettato il più possibile può regalare.

Ha un conto aperto con il destino Angelantonio, ardentemente desidera raccogliere i frutti di quei semi, piantati secoli fa, dai suoi antenati. Non lo fa solo per se, lo fa per Stella, per Angelantonio Senior e per tutte quelle mani arrossate, ustionate dall’acqua di filatura. Impariamo a scegliere, ad ascoltare, a guardare oltre un bel pacchetto o ad uno slogan pubblicitario; diamo loro voce e opportunità per continuare a tramandare questa favolosa storia…

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