Taralli di Venafro all’olio extravergine d’oliva, con lievito di birra nell’impasto

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Ormai lo sapete che amo i taralli, in tutte le forme e in tutti i gusti. In particolare, sono molto affezionata ad una ricetta molisana, di un piccolo paese della provincia di Isernia. E’ situato al centro dell’Italia, tra il Molise e la Campania, e tra i prodotti tipici locali, un posto d’onore spetta a “i v’scuott”, i taralli di Venafro, che sono ottenuti impastando farina, olio extravergine d’oliva rigorosamente prodotto da olive locali, sale e finocchietto. Sono taralli che vengono intrecciati, lessati e successivamente infornati. Ecco, perchè chiamati “vescottera”, da bis-cotti, cotti appunto due volte.

 

 

 

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I “v’scuott” (pronunciati allo stesso modo sia al singolare che al plurale) sono buonissimi, e chi li ha assaggiati lo sa! 😉 Essi si preparavano in occasione di cresime, battesimi e feste varie, soprattutto per i matrimoni. E’, infatti, assai diffuso il motto popolare: “quand c’ magnamm st’ v’scottra?” (quando mangeremo i biscotti? –un modo simpatico di dire: “quando ti sposi?”

 

 

 

 

 

 

 

Sono realizzati artigianalmente secondo ricette della tradizione venafrana, lavorati a mano, cotti nei forni a legna, e sono una specialità cui non so proprio resistere! Croccanti e friabili, possono sostituire il pane durante il pasto e sono ideali per uno spuntino o per un break. Localmente li mangiano inzuppati nel caffè, nel latte, nel vino, oppure bagnati e conditi con olio, aggiunti in insalate miste, etc... Io li ho sempre mangiati così, semplici, in tutto il loro sapore genuino! 🙂

Ho sempre desiderato riprodurli in casa perchè non sempre ho la possibilità di reperirli… Ed ecco finalmente la ricetta di questi meravigliosi taralli! Provateli e fatemi sapere, non ve ne pentirete! Ho preso spunto da qui.

Ingredienti per 20 taralli circa (diametro 8-10 cm) 

  • 650 grammi di farina tipo 0
  • 250 ml di acqua
  • mezzo cubetto di lievito di birra (da me ridotto a 7-8 g)
  • 15 grammi di sale
  • 180 ml circa di olio extravergine di oliva (quello buono!)
  • una manciata di finocchietto (2 cucchiai, secondo i gusti)

Preparazione

Per prima cosa preparare il lievitino. Sciogliere il lievito di birra nell’acqua prevista dalla ricetta e aggiungerlo a metà farina (325 grammi). Impastare ottenendo un impasto abbastanza grumoso e lasciate maturare, coperto in un posto riparato (in inverno, si può preparare anche la sera prima. Altrimenti attendete qualche ora).
Al mattino, aggiungere al lievitino l’olio extravergine d’oliva (regolatevi nella quantità, io ho calcolato circa 180 ml ma potrebbe servirne di più o di meno), la restante farina ed iniziate ad impastare. Poi unite il sale, dosando i semi di finocchio che conferiscono a questi mitici taralli il loro singolare aroma: non troppi, ma neanche pochi (1-2 cucchiai..). Impastare fino ad ottenere un impasto liscio e molto elastico.

Far riposare per mezzora l’impasto.

Sulla spianatoia formare dei bastoncini lunghi circa 50 centimetri, ripiegarli in due e attorcigliarli per formare il tarallo, unendo le due estremità con una semplice pressione.

Quando avrete formato tutti i taralli, poneteli in lievitazione in un posto riparato. Io li ho adagiati su una teglia ricoperta da carta forno e coprirli per evitare si secchino in superficie.

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Una volta che abbiano ottenuto la giusta lievitazione (io un’ora e mezza circa o comunque secondo il loro sviluppo), porre a bollire dell’acqua in una capace pentola. Tuffare 3 taralli alla volta, sollevandoli delicatamente e versarli nella pentola con acqua in ebollizione. Saranno pronti quando verranno a galla. Sollevarli con una schiumarola e adagiarli su una tovaglia.

Dovrete far asciugare i taralli per un po’ (un’ora, ma se avete più tempo è meglio, anche 2 o 3 ore)

Trascorso questo tempo, infornare i taralli a 190° per 40 minuti circa. A metà cottura girarli sottosopra e abbassare a 180°: saranno pronti quando saranno dorati in superficie. Meglio abbassare la temperatura e prolungare la cottura finchè saranno belli croccanti e asciutti anche internamente.

Sfornarli e farli raffreddare bene.

Una volta freddi si conservano per molto tempo in scatole di latta.

Sempre se resisteranno… Io dico di no! 😉

 

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E questi sono quelli originali: non sono simili?? Mi manca solo il forno a legna! 🙂

 

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Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Novembre 2014 di Panissimo23, raccolta mensile ideata da Sandra e Barbara di Bread & Companatico, che per il mese di Novembre è ospitata da Sandra, del blog Sono io, Sandra.

Questa è la gemella polacca e potete inserire il vostro articolo anche nella raccolta della nostra amica polacca Zapach Chleba, e questo è il banner.

Pubblicato da dolcesalatoconlucia

Ciao a tutti, ho 30 anni, vivo e lavoro in prov. di Napoli e ho una grandissima passione per la cucina. Il mio interesse è rivolto parimenti al dolce quanto al salato. Spero di poter dare un forte contributo e aiutarvi nelle vostre creazioni!

14 Risposte a “Taralli di Venafro all’olio extravergine d’oliva, con lievito di birra nell’impasto”

    1. Ciao Mimma.
      In passato ho provato a farli con la mia pasta madre solida, con queste dosi: 500 g farina, 180 g PM, 200 g acqua, 150 ml olio, 12 g sale

      Quindi convertendo in licoli, dovrebbe essere 120 g di licoli e aggiungere 60 g di farina in più.
      Impastare e far lievitare qualche ora l’impasto. formare i taralli e farli lievitare due ore. tuffarli in acqua bollente e sollevarli quando saliranno a galla. Metterli ad asciugare e poi infornare per almeno 40 minuti o finchè sono dorati 🙂

  1. Questa ricetta è +o- simile a quella che ci ha tramandato mia nonna che oggi se era in vita doveva avere 104 anni e sicuramente gli era una ricetta di famiglia. Vengono dei taralli meravigliosamente buoni. Non si possono fare paragoni!!!!!!!

    1. Ciao Valentina, che bello, mi fa tantissimo piacere! Evviva le tradizioni locali! Salutami Venafro se passerai lì… 🙂

  2. Mia mamma era di Venafro e faceva spesso i taralli, buonissimi!!!!!!!!!
    Ora la mia mamma non c’è più ed io desideravo tanto avere questa ricetta, che proverò e vi farò sapere se sono uguali, ma credo di si, il procedimento e gli ingredienti sono gli stessi.

    1. Ciao Paola, molto piacere conoscerti. Mia nonna era di Venafro e quindi li conosco benissimo questi taralli. 🙂 Sono piuttosto simili, certo la cottura nel forno a legna è un’altra cosa , però ci si può avvicinare per avere un ricordo del nostro passato.Fammi sapere come verranno. L’unica cosa che mi raccomando è la cottura, devi riuscire ad indovinare i giusti tempi per renderli friabili anche internamente..
      A presto, Lucia

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