TIELLA DI GAETA CON POLPO

TIELLA DI GAETA CON POLPO

La tiella è una specialità gastronomica tipica della città di Gaeta, consistente nell’interporre un ripieno di vario genere (solitamente di prodotti della terra o del mare) tra due sfoglie di pasta simile a quella della pizza, ma che richiede una lavorazione più accurata e possibilmente manuale.
In altri termini la tiella si potrebbe definire come una sorta di ripieno tra due strati circolari di pasta morbida, umida nel ripieno ma non eccessivamente nello strato esterno.

tiella di gaeta
  • DifficoltàBassa
  • CostoMedio
  • Tempo di riposo30 Minuti
  • Tempo di cottura1 Ora 10 Minuti
  • Porzioni6-8 persone
  • Metodo di cotturaForno
  • CucinaItaliana

Ingredienti

IMPASTO

  • 250 gfarina 00
  • 10 glievito di birra fresco
  • 3 cucchiaiolio extravergine d’oliva
  • 120 gacqua (tiepida)

FARCIA

  • 600 gpolpo
  • 80 golive di Gaeta (denocciolate)
  • 100 gpomodorini
  • q.b.olio extravergine d’oliva
  • 1 mazzettoprezzemolo
  • q.b.peperoncino
  • q.b.sale

Preparazione

  1. tiella di gaeta
  2. Per preparare la TIELLA DI GAETA la prima cosa di cui dovete occuparvi è l’impasto della pasta. In una ciotola capiente sciogliete il lievito nell’acqua tiepida. Unite l’olio e la farina poca per volta. Iniziate ad impastare fino ad ottenere un impasto omogeneo, lavorandolo per almeno 10 minuti. Unite il sale e continuate fino a farlo assorbire completamente.

  3. Avvolgete l’impasto in uno strofinaccio e fatelo lievitare per almeno 30 minuti in ambiente tiepido (forno spento con la luce accesa).

    Nel frattempo preparate il ripieno. Portate a bollore una pentola capiente con l’acqua. Con il fuoco al massimo immergete ripetutamente il polpo finché non inizierà a cambiare colore e i tentacoli non si arricceranno.

    A questo punto lasciatelo in acqua, chiudete con il coperchio, riportate a bollore e, con il fuoco al minimo, fatelo sobbollire per 20 minuti: quando sarà pronto, spegnete la fiamma e lasciatelo, sempre tappato, nella sua acqua per altri 20 minuti.

    Trascorso questo tempo, il vostro polpo sarà pronto. Una volta freddato tagliatelo a pezzetti e condendolo con olio, prezzemolo, peperoncino, i pomodori privati dei semi e tagliati a dadini e le olive snocciolate.

  4. Prendete metà dell’impasto e stendetelo con un matterello fino a ottenere una sfoglia dello spessore inferiore ad un centimetro.

    Ungete una teglia rotonda da 24 cm con l’olio e foderatela con il disco di pasta.

    Mettete il ripieno sulla pasta e ricoprite con un disco di pasta come quello preparato in precedenza, unendo i due dischi con una lieve pressione su tutto il bordo.

  5. tiella di gaeta
  6. Infornate la tiella di Gaeta a forno preriscaldato e statico a 180° per almeno 30 minuti, fino a far diventare la pasta ben dorata. Servitela tiepida

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    LA LEGGENDA

    Si narra che Ferdinando IV di Borbone (1751 – 1825) ne fosse un grande estimatore, anzi secondo alcuni ne fu proprio l’inventore. Il sovrano nei suoi soggiorni a Gaeta preferiva confondersi con gli abitanti del borgo marinaro e contadino. Fu in questi luoghi che il giovane re, sotto mentite spoglie, girovagando, vide una massaia che preparava l’impasto per il pane: stimolato dalla fame (…o dalla bella donna) chiese alla popolana di poterla aiutare.

  7. La signora acconsentì e il re le chiese di stendere la pasta sottile e di metterla in una teglia di rame, le fece aggiungere della scarola che la massaia aveva pronta in una in una zuppiera sul tavolo, olio ed olive di Gaeta, le fece stendere un altro disco di pasta per chiudere il tutto e la fece infornare. Il re in quell’ambiente reso tiepido per il calore del forno trascorse un bel momento in compagnia della bella popolana, aspettando la cottura della pietanza da lui inventata: la Tiella.

    La Tiella così elaborata si arricchì anche con ripieni di pesce e venne considerata dal re “primo, secondo e terzo”. Anche l’aristocrazia cominciò ad apprezzarla, in particolare quella con i calamaretti, pregiatissima, mentre i ripieni di sarde, alici, polpo, scarola e baccalà, cipolla, erano e sono le più diffuse nel borgo marinaro e contadino che ancora ne custodisce il segreto.

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