Cosa fare in caso di terremoto

Condivido pienamente il sentimento di solidarietà di Sara, che ringrazio, e le informazioni utili che  ha pubblicato nel suo blog.

Io vivo nella provincia di Ferrara, in una delle zone colpite dal primo terremoto, quello del 20 maggio, e lavoro vicino a quelle colpite dal secondo, del 29 maggio. E’ impossibile raccontare la paura che si prova quando si viene strappati dal sonno, a cui ci si abbandona inconsapevolmente fiduciosi, dalla casa che improvvisamente diventa ostile, scuotendo minacciosa con un boato di sottofondo come fosse un animale feroce. Le ore e i giorni seguenti sono da dimenticare. Fortunatamente, nel mio caso, la casa ha retto, ma dopo tanti giorni non ho ancora il coraggio di andare a letto, su in mansarda. Veramente non sono nemmeno andata a raccogliere i calcinacci caduti…troppe scale! Dormiamo (si fa per dire) sul divano, vicino alla porta d’ingresso, vestiti, pronti ad uscire. Non riesco nemmeno ad immaginare il disagio di chi dorme nelle tende, nei container, nei camper in giardino o addirittura alloggia nelle tendopoli.

Dove lavoro è andata peggio perché la palazzina ha subito dei danni strutturali, con tutta la gente dentro, ma ha retto l’urto dando modo a tutti di uscire. Però è stata dichiarata inagibile e tutti i servizi (sanitari) presenti all’ interno sono stati sfollati. Sono stati giorni difficili, giorni in cui tra paura, bisogno di continuare e voglia di ricominciare si è insediato subdolo un altro sentimento: un senso d’ attesa. Attesa che la Terra si fermi, attesa che tremi ancora, sperando che non tremi di nuovo così forte. E’ snervante.

Ancora non ci credo! Siamo cresciuti con la certezza che qui, in pianura padana, non sarebbe mai capitato un evento simile; che noi al massimo sentiamo la “coda” degli altri! E invece sotto i nostri piedi la Terra si è mossa, tanto; è morta della gente, molti non hanno più una casa o il lavoro o entrambi. Ma la cosa peggiore è che non si sa quando finirà. Viviamo perennemente all’erta. Credo che non stia cambiando solo la morfologia del sottosuolo, ma anche noi e il nostro modo di affrontare la vita, d’ora in avanti.

Ci sarebbero tante cose da dire ma spesso le parole sembrano vane e suonano vuote. Tante sono le persone da ringraziare, che hanno dedicato tempo e mezzi per aiutare in qualunque modo possibile. Encomiabile è il lavoro svolto dalla Protezione Civile e dai Vigili del Fuoco, e da tutti i volontari, accorsi da ogni dove. Grazie di cuore.

Anch’io vorrei fare qualcosa, nel mio piccolo. La mia Azienda sanitaria ha pubblicato sul sito il vademecum “Cosa fare in caso di terremoto”, che io consiglio di leggere QUI. Non si sa mai, se non altro a scopo scaramantico!

Pubblicato da Lucia

45 anni. Infermiera; marito Massimo, coetaneo; 2 figli, Alessandro e Riccardo di 21 e 19 anni. Mi definisco una persona curiosa e lunatica. Hobby: tutto ciò che è creatività.

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