POLPETTE DI CARNE E PATATE

 
Le polpette di carne e patate sono secondo saporito e gustoso. Oltre alla carne nel loro impasto sono inserite le patate lesse che le rendono oltre che più buone anche più morbide. In realtà le polpette come si fanno si fanno sono sempre buone e al loro interno si può mettere tutto quello che si vuole. Queste che vi propongo io sono quelle che mia mamma mi faceva sempre e che io adoro!!! Spero che piacciano anche a voi! 
 
 
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                                                           Piatto Villa d’Este
 
 
 
INGREDIENTI (per 4 persone):
 
– 500 gr. di carne di vitello macinata
– 3 patate 
– 2 uova intere
– 50 gr. di parmigiano grattugiato
– 2 fette di pane
– latte q.b.
– sale q.b.
– pepe nero macinato q.b. 
– olio di semi per friggere q.b.
– pangrattato q.b. 
 
 
 
Per prima cosa lessate le patate in abbondante acqua salata. Ci vorrà circa mezz’ora.
 
Nel frattempo mettete le fette di pane in ammollo nel latte per circa 10 minuti, in modo da renderlo morbido, poi strizzatelo e mettetelo in una ciotola.
 
Quando le patate sono cotte passatele con lo schiaccia patate e mettetele nella ciotola dove avete messo il pane ammollato. Aggiungetevi poi la carne macinata, le uova, il parmigiano grattugiato, un pizzico di sale e di pepe. Lavorate bene il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo e uniforme.
 
Formate le polpette, prelevando poco impasto per volta e dandogli la forma rotonda, poi passatele nella panatura facendola aderire bene e friggetele in abbondante olio di semi caldo. In cottura giratele per farle dorare bene. Quando vedete che diventano arrosolate sono cotte. Scolatele e adagiatele su di un piatto coperto da carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso, dopo di che mettetele sul piatto da portata e servitele calde.
 
 
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7 Risposte a “POLPETTE DI CARNE E PATATE”

  1. Che buone, le polpette! Mi piacciono da non credere. Ne ho tre armadi pieni.

    Ora, però, devo assolvere ad una promessa che ti ho fatto qualche giorno fa, anche se a te la cosa non ti interessava un granché.

    Ti avevo parlato delle “panadas” piccole. Bene, eccotele. La ricetta me la dettò parecchi anni orsono una Signora di un posto che si chiama Berchidda, famosa, oltre che per questo piatto, anche per del vino sensazionale e del formaggio molle, di pecora, di capra e di vacca. Beh, anche duro, devo dire… La Signora Giacomina avrebbe, oggi, circa centodieci anni. Ma le sue ricette mi mandano ancora fuori di testa. Queste panadinas le usiamo molto quando andiamo in gita. Beh, anche se mangiamo in casa. E, non ti dico, in giardino. ‘Nzomma, ci piacciono sempre. Provale e capirai perchè.

    Riporto la ricetta così come venne dettata a me:
    “Si possono fare di vitella, agnello, agnello e piselli. Oppure anche di anguilla. (A me quelle di anguilla piacciono, ma non le preferisco, a meno che uno/a non si prenda la briga di spolparla prima: tagliate a tocchetti conservano le spine e mi levano molto il gusto di assaporarle compiutamente. Trovo squisitissime quelle di carne e piselli.)
    Taglio la carne a piccoli dadi e la metto in una ciotola con prezzemolo, aglio, un po’ di pepe nero e sale quanto basta. Mischio tutto e lascio che la carne si insaporisca bene. Poi la rosolo con poca cipolla e quando sono quasi a cottura, ci aggiungo anche i piselli, se ho decido per questa soluzione. Taglio a piccolissimi dadi un pezzo di lardo “fresco e buono”, prescriveva Giacomina, (guarda, Laura, che è essenziale, il lardo: serve per dare umidità al ripieno e, se è di quello bello, rosato e ricavato da maiali che siano stati allevati al pascolo brado – no, non sto parlando di fantascienza: qui da noi, nella “Wild, Wild Sardinia”, ce n’è ancora un sacco, di maiali nutriti essenzialmente a ghiande: spesso sono maiali un po’ burdi (termine dialettale che sta per “bastardi” mezzo rosa e mezzo neri, spesso non a chiazze, ma divisi esattamente a metà, mirabile riproduzione reale delle Leggi di Mendel derivanti da baccanali licenziosissimi tra maiali bradi e cinghiali – se è lardo buono, dicevo, di quello da mangiare a fettine sottilissime, steso su pane casareccio e scaldato, possibilmente su fuoco di legna, se è di quel lardo là, dà alle panadinas un sapore davvero super. Ora che ci penso, i maiali figli del peccato e, letteralmente, di troia (mica colpa mia se le scrofe vengono chiamate così!), dovrebbero esserci anche da voi, in Toscana.
    Mentre la carne si insaporisce, impasto della farina con strutto e poca acqua tiepida (mediamente, cinquecento grammi di farina e 200 grammi di strutto), facendo una pasta un po’ dura. Più strutto assorbe, meglio è. Lavoro bene la pasta, in modo da ottenere una palla soda e liscia. Lascio riposare la pasta per circa mezz’ora. Poi la stendo in una sfoglia di circa un centimetro di spessore. Con una tazza da caffellatte, un bicchiere, un bicchiere, un affare cinese che tagli un pochino col bordo, uno stampino, fa’ un po’ come vuoi, ne tiro fuori una serie di tondini. Nel mezzo di metà metto un piccolo strato di dadini di lardo, sopra questo metto un mucchietto di carne, e poi ancora un po’ di lardo. Sovrappongo un altro dischetto di pasta: attacco i due bordi, sopra e sotto, premendoli con le dita e poi li arrotolo in modo da formare un bordo un po’ grossetto. Faccio un buco sopra, con uno stecchino o con un ferro da calza e poi metto in forno.
    In alternativa, uso pasta sfoglia, seguo esattamente lo stesso procedimento e poi friggo le panadinas. Le prime sono buonissime. Le seconde , quando non ce ne sono più – cioè, dieci minuti per ogni dieci, e poi sono finite – mi procurano violentissime crisi di astinenza…..[:-((][:D]
    Gli spagnoli, in Sardegna, ci sono andati a nozze. Un po’ come nell’America del Sud, con un Pizarro in meno, grazie a Dio. Ed infatti, queste piccole meraviglie me le sono ritrovate anche a Toledo e perfino a Città del Messico. Identiche alle nostre, pensa.

    Quando scrivi cose belle come la descrizione dell’orto e…dell’ortolano, non ti devi mai scusare: quelle “cose” mi scaldano il cuore.
    Io ho qualche pianta di arance alle quali non do neppure un grano di antiparassitari. Ne mangio sino a farmele uscire dalle orecchie, e con le bucce ci faccio le scorzette candite. Oddio…..

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    1. ciao Gianfranco!! ma che bello il tuo commento!! devo dire che anche se ti rispondo in ritardo l’ho letto con molto interesse!! grazie grazie davvero!! bella ricetta!! sai che me le segno tutte, sia le tue che quelle che mi mandano altri lettori.. spero piano piano di riuscire a farle tutte!!! un abbraccio 🙂

    1. ciao Renata!! io non le ho mai cotte al forno, ma se vuoi puoi cuocerle anche così, sono più leggere. Magari prima di infornarle metti un filo di olio sopra o dei piccoli ciuffetti di burro, per non farle bruciare. ne basta davvero poco

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