Per la Giornata della Donna
dedico loro questa Poesia
8 marzo
Otto Marzo, giornata delle donne, dicono
e si beano di quei mazzetti gialli e lustri
dita fra le dita, con delicatezza e candore
ci festeggiano con sorrisi compiacenti.
“Mettiti il vestito nuovo, no? La permanente l’hai fatta?
il bambino però portalo con te,
Ma non lo sai di che giorno parlo, amore?
Certo, è la festa di voi donne, no, come il giorno
di San Valentino per gli innamorati, come la festa
della mamma o del papà”
Ci danno un bacio
sulla bocca con tanti auguri per una
giornata di pace e di fiori!
Fanno finta di non sapere i beneamati, che cosa
è successo quel giorno bastardo di mezzo secolo fa
quando delle ragazze americane in una fabbrica
hanno osato scioperare e lo scioperare era un
diritto soprattutto maschile, le ortiche negli occhi.
“E poi dove vuoi andare con quelle vesti lunghe
quegli scialli, ti sporchi, ti ungi, ti prendono per pazza!”
Fanno finta di non sapere i compagni gentili
che quello sciopero era anche uno sciopero contro di loro
uomini dal petto scuro,
sempre pronti a proteggere, amare, comandare.
Fanno finta di non sapere che quelle ragazze,
dai capelli di lino sporco, le mani troppo grandi
usate, gli occhi cattivi di chi si alza presto e
soffre di mal di reni erano morte non solo
perché erano donne e assoggettate e la punizione
migliore era di rinchiuderle, come bambine disubbidienti,
dentro la stalla delle rettitudini borghesi,
dentro il recinto della laboriosità proletaria,
dentro la gabbia della mistificazione familiare.
Fanno finta di non sapere che quei corpi di
ragazze continuano a bruciare con un odore
feroce e triste, torce umane che si fanno
stelle per illuminare le buie e occulte
pazienze femminili.
Fanno finta di non sapere che da quella morte
barbara e oscena è nato il fungo velenoso.
Dacia Maraini