Terrina di verdure

Questo piatto unico è venuto fuori un giorno in cui avevo il frigo pieno di verdure che in casa mia si mangiano in insalata, crude, al massimo nel polpettone.. quindi per dare un nuovo look alle verdure ho creato questo! Semplicissima ovviamente la preparazione, ma davvero buono!

Verdure al forno

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Modena: link musicale.

  • 6 fette pancarrè
  • 2 zucchine
  • 3 carote
  • 1 cipolla
  • 100 gr taleggio o altro formaggio
  • 3 patate grandi pasta gialla
  • salsiccia o affettati
  • sale
  • pepe
  • latte

Io prima di tutto ho fatto cuocere in padella le zucchine, con le cipolle e le carote tagliate a cubetti non molto grandi per circa 15 minuti, per ridurre i tempi di cottura, ma so che tanti le verdure al forno le mettono direttamente crude.
Poi ho tolto la crosta dal pancarrè e l’ho messo sul fondo di una teglia da forno unta (meglio ancora con la carta da forno così riducete il rischio che bruci o si attacchi) e bagnato con un pò di latte.
Poi ho messo sopra le verdure cotte in padella (zucchine, cipolle, carote).
Intanto da parte far bollire le patate e schiacciarle, creando una sorta di purè e spalmarlo sopra la nostra teglia di verdure insieme a pezzetti di formaggio.
Tagliare a pezzetti la salsiccia o affettati che avete in casa e inserirli nello strato di patate superiore.
Io avendo già cotto le verdure, l’ho messo nel forno preriscaldato a 180° per 15 minuti, con qualche minuto di grill alla fine per rendere croccante la crosta di patate…
Tito

Modena City Ramblers (noti anche nella forma abbreviata MCR) sono un gruppo musicale italiano nato nel 1991.

Autodefiniscono il loro genere musicale come combat folk, dichiarando sin dall’esordio un amore incondizionato per il folk irlandese, le cui sonorità rimangono anche dopo l’influenza di altri generi, in particolare il rock con contaminazioni punk.

Sin dai tempi in cui suonano solo musica irlandese, i Modena City Ramblers, come già i Pogues (ai quali si sono largamente ispirati), utilizzano brani strumentali della tradizione popolare (irlandese, scozzese, celtica e poi anche klezmer, balcanica, italiana) come basi per loro brani, come riff o come assolo. Talvolta l’origine di questi brani è sconosciuta

« Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente! »

(Peppino Impastato/Luigi Lo Cascio )

I cento passi è un film del 2000 diretto da Marco Tullio Giordana dedicato alla vita e all’omicidio di Peppino Impastato, impegnato nella lotta alla mafia nella sua terra, la Sicilia.

Cento sono i passi che occorre fare a Cinisi, per colmare la distanza tra la casa della famiglia Impastato e quella del boss mafioso Tano Badalamenti.

Il giovane Peppino Impastato vive cercando di sfuggire a quest’inesorabile legame con l’ambiente mafioso che il padre, Luigi Impastato, un po’ per inerzia, un po’ perché ha una moglie da proteggere e due figli da crescere, non ha la forza di rompere. Anche di fronte alla vulnerabilità sua e della propria famiglia, Peppino, animato da uno spirito civico irrefrenabile, non esita, con l’involontaria complicità del fratello Giovanni, ad attaccare “don Tano” e a denunciarne pubblicamente le malefatte. Il percorso “controcorrente” di Peppino nasce quando, bambino, vede scorrere davanti a sé gli albori della lotta politica contro la mafia e il potere a essa colluso, lotta a cui poi prenderà attiva parte una volta adolescente e poi da adulto. La morte violenta dello zio capomafia, l’incontro con il pittore comunista Stefano Venuti, il rifiuto del padre biologico e della famiglia intesa in senso mafioso e il formarsi con il pittore idealista, suo vero “padre etico”, sono i punti di svolta della vita di Peppino bambino, che lo segneranno per il resto della sua esistenza. La frase “noi comunisti perdiamo perché ci piace perdere” sembra quasi un preludio alla sua tragica morte, che giunge quando ormai è diventato troppo scomodo ai mafiosi e il padre, morto in un oscuro incidente, non lo può più proteggere da don Tano. Viene ucciso soprattutto per l’operato dell’irriverente Radio Aut, dai microfoni della quale si è scagliato senza freni a denunciare la mafia e i suoi misfatti.

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