Spaghetti all’Assassina #BookFood

Siete pronti per un piatto di Spaghetti all’Assassina?
Cari amici, oggi per la raccolta di ricette #BookFood vi presento un primo piatto famoso, che io non conoscevo assolutamente fino a pochi giorni fa, cioè fino a quando non ho comprato un libro che ha – come ha detto qualcuno – un titolo che “è tutto un programma”. 😀
Eeeehhh l’ho sempre detto io che leggendo si imparano un sacco di cose!

Da quando ho aderito al progetto #bookandfilmfood, sono inesorabilmente attratta da tutti i libri, e film, che trattano di cibo. Be’… specifichiamo, non è che prima non lo fossi, lo sono sempre stata. Ma adesso di più.
Adesso, qui da me non esistono più libri, e film, e fumetti, “normali”. Letti e visti per puro diletto.
Adesso, qui da me esistono solo libri e film e fumetti con ricette annesse.
Sono arrivata anche al punto di reclutare i miei figli: “se scovate una ricetta nei vostri libri, ditemelo!” 😀
Arrivo a confessarvi che mio figlio, un paio d’anni fa direi, mi aveva mostrato un fumetto in cui Zio Paperone cucinava una zuppa di fagioli… ecco, ora ho incaricato mio figlio di andare a frugare negli scatoloni e di scovare quel fumetto!
Ma… sì lo so, sto già divagando…

Dicevamo degli spaghetti all’Assassina…

Famosa ricetta barese. Ma anche romanzo. Un poliziesco intitolato, appunto, Spaghetti all’Assassina, autrice Gabriella Genisi, editore Sonzogno.

copertina spaghetti all'assassinaIn questo libro la ricetta è palese. Non è uno di quei libri con gli ingredienti nascosti fra le righe, come quello di cui vi ho raccontato con la mia prima ricetta #BookFood, in questo libro la ricetta è già lì, bell’e pronta nel titolo.
Non ci sono fraintendimenti, né ipotesi, né ricette per caso.
Qui l’unico caso che c’è è il caso poliziesco, e fin dal titolo si può intuire tanto della trama, e del libro in generale.
Io ho intuito fin da subito, complice la copertina, che la poliziotta ama la cucina (eh, questa era semplice da capire!). Ma con un po’ d’immaginazione si possono evincere anche altri dettagli. Voi non lo fate mai di studiare un libro dal di fuori?

Be’ non so voi, ma quando scelgo un libro io di solito mi soffermo parecchio sulla copertina. Leggo poco della sinossi, giusto una riga o due, perché cerco di farmi un’idea solo vaga di quanto sto per leggere, le introduzioni troppo dettagliate, soprattutto nel caso di gialli o polizieschi o thriller, spesso mi rovinano il gusto della sorpresa. Magari leggo l’incipit, quello sì, perché mi fa capire se il modo di scrivere mi piace o meno.
In questo caso specifico è andata così: ho visto un promo del libro, dell’ebook per la precisione, letto il titolo mi sono messa a ridere perché mentre lo leggevo ero già lì che pensavo “wow, una nuova ricetta per #bookfood!”. Questa volta non ho fatto altro, l’ho comprato e basta. 🙂
Poi, giusto il tempo di far arrivare la domenica e l’ho letto.

Il lunedì ho cucinato i miei primi Spaghetti all’Assassina. Esattamente questi:

spaghetti all'assassina

Stando a quanto ho trovato in rete, gli spaghetti all’Assassina sono una ricetta fondamentale per i baresi, una ricetta spesso del riciclo, di sicuro una ricetta della tradizione, che probabilmente ogni famiglia ha nel proprio dna, come ogni ricetta di famiglia che si rispetti.

Come succede con il mio, di dna, che contiene le tagliatelle al ragù, il brodetto di pesce, la polenta col sugo di vongole della mia mamma oppure, nell’indecisione della scelta, la piada, farcita con certe golosità che nessuna piadineria mai potrà offrirvi. Così, giustoperdire.

Nel libro, per tornare a noi, gli spaghetti all’Assassina sono la ricetta, da tutti imitata ma da nessuno eguagliata, che ha reso famoso un cuoco famoso, la vittima.
Ed è la ricetta da cui il commissario della Omicidi Lolita Lobosco inizia le indagini.
Sì, proprio così, la commissaria inizia ad indagare dagli spaghetti.
Perché lei non solo è una brava poliziotta che risolve sempre tutti i suoi casi, è anche una buona forchetta e un’ottima cuoca, perciò non può non iniziare le indagini indagando su una ricetta che – stranamente – lei non conosce.

“Alla questura sono tutti in agitazione (…) Di tutta la sezione, a ben vedere, sono l’unica a non aver assaggiato la famosa Assassina.”

E così, istigata dal suo assistente e dall’ispettore, la commissaria Lolita si vede costretta ad affrontare questa dura prova: mangiare un piatto di spaghetti all’Assassina. Che poi diventano ben più d’uno.

“Veramente siete convinti che per risolvere un omicidio dobbiamo mangiare un piatto di spaghetti?”

“…gli spaghetti li dovreste assaggiare: sono fondamentali per la circostanza.”

A questo punto forse dovrei raccontarvi un po’ la trama.
Ma credo che non lo farò.
In fondo, delle cose indispensabili vi ho già detto. E sono che: uno, c’è un cuoco assassinato; due, c’è una commissaria un po’ sui generis. E mi fermo qui.

Perché in fondo in fondo questo è un libro semplice, si dipana su pochi argomenti: delitto, indagini, scoperta dell’assassino. Come per ogni giallo che si rispetti.
Naturalmente ci sono anche alcune vicende aggiuntive. Pure troppe, mi concedo di dire. Ci sono gli interrogatori, ci sono alcuni personaggi significativi, altri inutili, c’è la vita privata della commissaria, anche quella a volte utile e a volte no, ci sono alcuni, anzi parecchi, fatti di contorno, c’è un po’ di folklore, ci sono le ricette.
Eh sì, ci sono parecchie ricette. Mescolate un po’ alla narrazione, e poi aggiunte anche in coda.
Il libro infatti si conclude con un certo numero di ricette, tutte più o meno citate nel libro, alcune delle quali decisamente interessanti. 😉

Se vi interessa sapere cosa penso del libro, ora vi dico le mie opinioni. (La ricetta verrà subito dopo 😉 )

Inizio subito col dirvi che il libro nell’insieme è buono e ve lo consiglio. Non è il migliore ch’io abbia mai letto, sono sincera, ma vi assicuro che mi è capitato di leggere tanti di quei libri “che voi umani”… vabbe’….
Questo libro è un buon libro, scorrevole, che si legge con leggerezza, nonostante sia intriso di vicende, di intrecci e di personaggi, nonostante sia scritto con un linguaggio pieno di inflessioni dialettali e mescolanze italo-dialettali, sempre però ben comprensibili anche a chi come me barese non è, e che hanno il pregio di rallegrare la lettura. Posso dire d’aver letto questo libro con piacere, mi ha fatto trascorrere una bella giornata da lettrice rilassata. E’ un libro breve, perciò perfetto per una lettura domenicale.

E’, anche e però, un libro con qualche difetto, forse un po’ scontato come giallo, con l’assassino neanche poi così difficile da individuare. Perché, bisogna dirlo, anche se l’attenzione del lettore viene distratta da un dedalo di vicende e di crimini legati all’indagine e anche da diverse vicende che con l’indagine nulla c’entrano, come le storie personali della commissaria o della sua amica del cuore (personaggio che non mi è piaciuto per nulla, tanto per essere sinceri), alla fin fine quel che conta per un lettore di gialli cos’è in realtà? Ma scoprire l’assassino, è ovvio! E un lettore avvezzo a questo genere letterario secondo me qui in questo libro non fa poi quella gran fatica ad individuarlo. Opinione personale detta fra noi.
Poi, detto sempre fra noi, per me che sono pignola e anche un po’ esigente, devo dire che alcune cose non mi tornano, non mi sono tornate fin da subito e continuano a non tornarmi.
Intanto, secondo me c’è un errore, un nome di persona. Ho riletto il passaggio tre volte e non credo proprio di sbagliarmi. Non avendo letto la versione cartacea del libro, non so, potrebbe trattarsi di un refuso dell’ebook. Ma, comunque, riguarda un personaggio fugace di cui, secondo me, si poteva fare a meno perciò lo comunico giusto per pignoleria poi subito lo accantono.
Ciò che invece ho trovato davvero inadeguato, e anche un po’ fastidioso, è la farsa (come tale l’ho vissuta io) del commissario Lolì che è così tanto una buona forchetta da mangiarsi dei peperoni a colazione, e che è amante della cucina locale e delle tradizioni, e che è nativa del luogo,

“A Bari sto, da quando nascetti.”

e che parla in dialetto tanto è calata nella propria territorialità… e che però non ha mai sentito parlare di un piatto famosissimo e di un ristorante famosissimo e di un cuoco famosissimo di cui tutti invece sanno (colleghi e amici compresi) e di cui tutti parlano.

“Lolita mi stupisci. Ma perché, in città esiste un vero barese che possa dirsi tale senza aver mai assaggiato la ricetta di Colino Stramaglia? Non credo…”

Non lo credo neanche io.
Insomma,la cosa non mi ha convinto, anche se nella narrazione ci sta tutta – se la si prende così com’è senza porsi troppe domande – e anche se il motivo viene addotto. Tirato per i capelli secondo me, ma addotto.
Devo precisare che questo libro è il quinto di una serie avente come protagonista la poliziotta Lolì, ma è il primo che io ho avuto l’occasione di leggere. Per questo motivo non posso escludere che alcuni miei dubbi attuali possano essere chiariti leggendo le puntate precedenti. Al momento, dato che questo libro mi risulta possa essere letto a sé, il “fastidio” mi permane.

Ciò detto e chiarito, non vorrei dare la falsa impressione che il libro non mi sia piaciuto, se così fosse non credo ne avrei parlato qui 🙂 E’ un libro piacevole, originale nel linguaggio, con una protagonista femminile ben caratterizzata, una figura forte e fragile nello stesso tempo, appassionata nel lavoro come nella vita, che forse ha un unico vero grande difetto, quello di scegliere amicizie e amori non alla sua altezza.

Un libro adatto ad una giornata di letture non troppo impegnative. Ma che a volte stupisce con frasi intense, come questa ad esempio:

“Ciò che rimane di questo tardo pomeriggio di quasi estate, quando tutti i veli del dubbio sono stati squarciati, non è che un pesante senso di assenza, di sgomento, di vuoto morale.”

Che, ogni volta che la rileggo, mi fa dimenticare tutti i difetti, veri o presunti, che ho incontrato strada leggendo.

E poi questo è anche un libro utile. Utile, a chi, come me, vorrà sperimentare le ricette che l’autrice regala alla fine del libro, tutte da provare!

Come prima ricetta non potevo non sperimentare gli Spaghetti all’Assassina, era doveroso! 🙂

Spaghetti all’Assassina: precisazioni pre-ricetta

Naturalmente i miei spaghetti all’Assassina io li ho fatti a modo mio. Non me ne vogliano i baresi purosangue, dal dna scolpito come il mio.

Perché i miei spaghetti all’Assassina sono “a modo mio”
Dopo la prima versione, che avevo cucinato subito di getto il giorno dopo aver letto il libro, mi sono meglio documentata e ho cercato altre ricette e riletto tre volte le quattro versioni riportate nel libro.
E li ho cucinati di nuovo, sempre a modo mio naturalmente, seguendo un altro metodo di cottura.
Per “a modo mio” io intendo due cose in particolare: senza sale (cosa ovvia ed evidente ed imprescindibile) e senza concentrato di pomodoro. Apro parentesi: non troverete mai in questo mio blog ricette con il concentrato di pomodoro (e se non ve ne siete accorti finora, è ora che lo sappiate). Il motivo è legato, sì, anche alla mia scelta iposodica, infatti io compro sempre passata di pomodoro senza sale (vi consiglio di leggere sempre l’etichetta e verificare che non compaia il sale fra gli ingredienti!). Ma il motivo vero è legato alla storia della mia famiglia: mia mamma non ha mai comprato il concentrato di pomodoro perché sua mamma, la mia nonna Maria, quando era giovane aveva lavorato in una “fabbrica di pomodoro” e aveva sempre dichiarato apertamente le sue opinioni al riguardo. Fin da quando io ero bambina ho sempre sentito raccontare questa storia, tramandata di madre in figlia, del “noi non usiamo il concentrato”. Storia che da sempre fa parte del mio dna, e contro il quale nulla si può. (!)

Perché non ho usato la padella “giusta”
Stando a quanto dichiarato nel libro, ho commesso un errore di base: non ho usato la padella di ferro. Il motivo è di semplice spiegazione: non la possiedo! E di andare fino a Bari appositamente per comprarla in un negozio del centro, perdonatemi ma proprio non ce la posso fare! 😀

…”occorre che la padella sia rigorosamente di ferro, comprata nel negozio di tegami a Barivecchia. Perché solo lì, ad essere fortunati, ancora si trova.”

Al posto della padella di ferro ho provato con due diverse padelle antiaderenti. Anche perché, comunque, il cuoco concorrente e avversario della vittima le padelle antiaderenti le usa, le firma e le vende, e con successo. 😛

“Il modello più richiesto era un’imitazione del mitico padellone di ferro per l’Assassina, però nella versione antiaderente”

La mia padella, che ho usato nel procedimento 1, era così antiaderente che gli spaghetti non ne hanno proprio voluto sapere di attaccarsi! Ci ho provato, ma, come senz’altro sapete, con le padelle antiaderenti bisogna andarci piano con la fiamma alta (per evitare l’eccessivo surriscaldamento del teflon), perciò niente. Niente spaghetti bruciati in poche parole. Nel procedimento 2 ho cambiato padella. Sempre antiaderente ma di altro modello che mi è sembrata più adatta a questa ricetta. Seppur senza bruciare o far attaccare gli spaghetti, ho comunque ottenuto degli spaghetti più asciutti e più croccanti. Certo non croccanti come se fossero stati cotti a bagno d’olio, perché io di olio ne ho usato poco, ma questo è il pregio delle padelle antiaderenti: consentono di cucinare con meno grassi 😉 e a me va bene così. Se voi volete aumentare l’olio potete farlo, tranquillamente.

Spaghetti all’Assassina: ecco la ricetta

Ingredienti per 4-5 persone
500 g di spaghetti
500 g di passata di pomodoro
3 spicchi d’aglio
2 cucchiai d’olio extravergine
peperoncino abbondante
acqua q.b.

Procedimento 1
Tritare l’aglio e farlo soffriggere brevemente insieme al peperoncino in due cucchiai d’olio.
Versare la passata di pomodoro e far insaporire per alcuni minuti a fuoco vivace.
Utilizzare una padella saltapasta abbastanza larga da poter contenere gli spaghetti crudi senza doverli spezzare e abbastanza capiente da contenerli tutti una volta cotti.
Mettere a scaldare dell’acqua in un pentolino.
Mettere gli spaghetti crudi nella padella del sugo, bagnarli con il sugo e muoverli con un cucchiaio di legno.
Quando il sugo si è ristretto e gli spaghetti sembrano aver necessità di un po’ d’acqua, bagnare con un mestolo di acqua bollente.
Procedere nella cottura aggiungendo un mestolo di acqua calda quando l’acqua precedente è tutta assorbita, come si fa per i risotti.
Alla fine si otterranno degli spaghetti risottati, cremosi fuori e consistenti dentro. Decisamente gustosi.

spaghetti all'assassina

Procedimento 2
Preparare il sugo piccante (un simil-arrabbiata) come nel procedimento precedente.
Mettere a bollire abbondante acqua per la pasta e quando bolle versare gli spaghetti.
Attendere che si ammorbidiscano appena un po’ e lasciarli cuocere giusto per un minuto non di più. Si devono piegare ma nel contempo essere ancora rigidi e, ovviamente, crudi. Ecco vi mostro una foto da cui penso si possa intuire la rigidità dello spaghetto:

spaghetti all'assassina vers 2

Prelevarli con un forchettone e versarli nella padella del sugo.
L’acqua della pasta potrà essere usata per completare la cottura in padella.
Rigirare gli spaghetti e mescolarli bene al sugo, farli cuocere nel sugo fino a quando sarà assorbito, quanto più possibile, dagli spaghetti.
Solo quando gli spaghetti saranno ben asciutti e cominceranno a sfrigolare o ad attaccarsi alla padella (sempre che la padella lo consenta) bagnare con un mestolo di acqua di cottura della pasta.
Aggiungere altra acqua quando gli spaghetti sfrigoleranno di nuovo. Muoverli e rigirarli usando sempre il cucchiaio di legno.

Con questo secondo procedimento ho notato d’aver usato una quantità d’acqua minore rispetto al primo. Gli spaghetti sono risultati più asciutti e croccanti e, forse, più somiglianti a degli spaghetti all’Assassina che un barese… potrebbe, chissà, anche approvare! 😀

spaghetti all'assassina

Nell’attesa che mi capiti l’occasione d’andare a Bari ad assaggiare i veri spaghetti all’Assassina, io mi sento soddisfatta di queste due mie versioni, che qui tutti abbiamo mangiato di gusto (mio figlio tre piatti!) e che è un piatto che, grazie al peperoncino e al metodo di cottura in padella, può soddisfare anche le necessità iposodiche di chi non può, o non vuole, usare il sale.

E ora vi mostro l’ebook 😉

spaghetti all'assassina ebookA differenza della ricetta #BookFood precedente, questa volta nelle foto della ricetta non ho affiancato il libro, perché messo lì vicino agli spaghetti non mi piaceva. Dai diciamolo, che un ebook non è il massimo della bellezza se raffrontato alla versione cartacea, ma così è. E’ lo scotto da pagare per poter portare sempre con sé, magari in una tasca della borsetta, una biblioteca intera. 🙂

Ho finito! Credo proprio d’aver detto tutto quel che avevo da dire!!
E finalmente! direte voi 😛 Lettura lunga, eh lo so, più del solito. Ma per me… che bello che è, scrivere!!!

Arrivederci alla prossima ricetta #bookandfilmfood.

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9 Risposte a “Spaghetti all’Assassina #BookFood”

  1. Cara Catia, intanto grazie per la bella e attenta recensione. Se permetti, cerco di rispondere a qualche tua osservazione. Dunque, intanto la questione taralli e peperoni a colazione: bene, tu sai che ogni autore tende a inserire dettagli personali, e questa cosa appartiene a me, che tendo a preferire il salato al dolce e commetto certe “scorrettezze” a colazione, pur restando una buona forchetta.
    Poi, la questione della conoscenza degli Spaghetti all’Assassina. Ecco, pur appartenendo alla tradizione antica, per molti anni sono stati dimenticati, non esistevano nei menu dei ristoranti, se non in un paio. Da tre anni impazzano ovunque, ma sono in molti, tra i baresi doc, specie nelle nuove generazioni, a non averli mai assaggiati o altro.
    Infine, se ti è possibile, mi segnali il nome che compare per tre volte e ritieni sia un errore? Vorrei fare una verifica ed eventualmente correggere su ebook e in una nuova edizione.
    Grazie ancora per la Tua attenzione,
    Gabriella

    1. Ciao Gabriella, che sorpresa e che onore trovarti qui, aiuto, ma sei proprio tu davvero? 😀
      Ti rispondo ora, ho impiegato qualche ora a metabolizzare la mia sorpresa, e la mia gioia. Grazie. Per me, che sono una neofita della recensione, è stata una gioia grande leggere il tuo nome lì nei commenti, e una gioia ancor più grande il capire leggendoti che hai apprezzato la recensione. Come hai visto il mio è un foodblog, non è un blog di recensioni letterarie, ma i libri occupano la mia vita, e la mia casa, da sempre, da quando mi sono innamorata del mio primo libro quando avevo sette anni, e prima o poi doveva succedere che finissi anche per parlare di libri oltre che di ricette. E infatti ero partita cucinando gli spaghetti e nelle intenzioni iniziali la recensione doveva essere una semplice cornice alla ricetta, solo che poi mentre la scrivevo mi ci sono appassionata, e alla fine ho finito per raccontare tutto quello che pensavo, e tutto quel che ho scritto è esattamente ciò che ho pensato leggendo. E’ vero che la figura di Lolita mi piace, è vero che il tuo modo di scrivere mi piace, è vero che il libro me lo sono bevuto in una piacevole giornata di lettura. E sono vere anche le perplessità di cui ho scritto, che mi sono affiorate mentre leggevo, o dopo. Mi succede, dopo aver finito un libro, di rifletterci su, a volte torno indietro, rileggo dei pezzi, spesso rileggo il primo capitolo. L’ho sempre fatto, anche quando non scrivevo recensioni.
      Ti ringrazio per le precisazioni. Ma davvero gli spaghetti all’Assassina sono una riscoperta recente? E’ un’informazione che non mi è assolutamente venuta fuori quando ho fatto le mie ricerche post-lettura, e pre-articolo. Le informazioni che ho trovato in rete parlavano di ricetta tipica barese e associavano questa ricetta a quella degli spaghetti bruciati, che ho capito essere una ricetta tradizionale. E’ questo il motivo per cui ho parlato di tradizioni e ho fatto le mie battute di spirito sul dna 🙂 Però, devo confessarti che il mio dubbio amletico mi rimane, perdonami. Io mi immedesimo un sacco quando leggo, e mi sono davvero immedesimata in Lolita, visto che anch’io sono golosa di focacce e taralli e potrei con estrema facilità mangiare i peperoni a colazione, e mi sono chiesta: ma se esistesse un piatto famoso come famosi sono nel libro questi spaghetti, la Milena (l’amicamia, e la cito per farti capire quanto davvero mi sono immedesimata) avrebbe dimenticato di parlarmene durante le nostre chiacchiere e confidenze? E i colleghi di lavoro, conoscendomi, avrebbero tralasciato di parlarmi del Ciuccio, oppure del dirimpettaio concorrente che tutti conoscono? e che nulla ha fatto per rimanere nell’anonimato, tra tv, violini e padelle firmate. Sono pignolerie forse, ma di una lettrice che legge con passione, ti assicuro.
      Il nome. No no, per fortuna non compare per tre volte, sono io che ho riletto tre volte il pezzo. Si tratta di Leo, il bimbo turbolento che si addormenta tra le braccia di Esposito. Ad un certo punto diventa Luca. Potrebbe essere un errore di editing, negli ebook purtroppo ho incontrato spesso dei refusi. Mi ero anche posta il dubbio di non aver ben compreso la trama in quei passaggi, avevo pensato anche che Luca potesse essere un’altra persona, ma ho riletto più volte e in Leo e Luca vedo la stessa persona. Se così non è me ne scuso, si vede che proprio quella parte lì non mi è congeniale.
      Grazie, di nuovo ti ringrazio per essere passata qui da me, ti prometto che leggerò anche i libri precedenti, mi interessa avere una visione completa del personaggio di Lolita. Non so dirti però se li recensirò, dipenderà… dalle ricette! 😉 😀
      Un caro saluto
      Catia

      1. Ciao Catia, certo che sono io ad aver commentato Emoticon smile
        e ho apprezzato moltissimo la tua doppia natura letteraria e culinaria. In questo ci somigliamo molto. Sei stata molto accurata e precisa in entrambi i campi, per questo ho voluto risponderti. Per quanto riguarda il refuso, temo tu abbia ragione. Ho cambiato il nome del bimbo da Luca e Leo solo in un secondo momento, e dev’essere sfuggito sia a me che ai correttori di bozze. Quindi, chapeau, per l’attenzione e per tutto

        1. Posso solo rispondere Grazie. E’ un onore per me essere stata d’aiuto, e soprattutto aver parlato con te 🙂

  2. Questa tua recensione mi ha fatto venire una fame… ma una fame… 😛
    Non so nulla di cucina né di specialità regionali, ma la “recensione con ricetta” la trovo un’idea fresca in un mondo sempre più preconfezionato. Il passo successivo è invitare i lettori a una spaghettata, ma la vedo difficile 😀
    Complimenti per l’iniziativa e per la recensione appassionata.

    1. Ciao Lucius, grazie per le tue belle parole! riferirò i tuoi complimenti alle mie “colleghe di #BookFood”, ne saranno felici. L’idea di recensione con ricetta mi fa venire in mente ora, per associazione di idee, i locali con annessa libreria, ne sono nati diversi negli ultimi anni, tra ristoranti, bar, cafè o librerie con cucina. Ben vengano tutte queste idee, se servono a far parlare di libri oltre che di buona cucina. Quando aprirò uno di questi locali (lasciami sognare) la spaghettata sarà fattibile! E potrò fare di te un appassionato di cucina, che ne dici?

  3. Bellissima recensione, io non amo molto i libri gialli, di solito preferisco altro, ma mi hai incuriosita un bel po’. Naturalmente complimenti anche per la ricetta che proverò al più presto scegliendo una delle 2 versioni, buona serata 😉

    1. Ciao Sabrina! Se non ami i gialli allora questa autrice fa per te, l’intreccio giallo è semplice, ma con descrizioni dettagliate di fatti e luoghi. Si colloca bene nell’ambito del giallo italiano. Quel che a me è piaciuto di più è lo stile, che delinea perfettamente il personaggio di Lolita e le ambientazioni, grazie alla commistione tra italiano e barese. Riguardo gli spaghetti, poi voglio sapere la tua opinione eh! 😀

  4. Bellissima iniziativa e bellissima recensione! Mi hai fatto venire voglia di mangiare gli Spaghetti all’assassina, gustandomi in contemporanea il libro. Da assidua lettrice, proverò entrambi! A presto

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