Cavolfiore gratinato al parmigiano

cavolfiore gratinato

Il cavolfiore gratinato al parmigiano reggiano sono un contorno semplice che si realizza solo con tre semplici ingredienti: il cavolfiore, l’olio extravergine di oliva e il parmigiano reggiano.

Vediamo, passo per passo, come si prepara:

Ingredienti :

  • cavolfiore
  • parmigiano reggiano grattugiato
  • olio evo
  • sale q.b.
  • pepe nero q.b.

Preparazione:

Iniziate la preparazione del vostro cavolfiore gratinato al parmigiano reggiano lavando e  pulendo il cavolfiore, e dividendo le cimette staccandole dal torsolo.

Cuocere le vostre cimette in acqua salata per 15 minuti.

Prendete una pirofila da forno rivestita con un foglio di carta da forno e adagiatevi delicatamente le cimette di cavolfiore.

Irrorate le  cimette di cavolfiore con i l’olio extravergine di oliva, mescolate bene e cospargete con il parmigiano reggiano grattugiato.

Salate e pepate a vostro piacimento.

Infornate in forno preriscaldato a 180° in modalità grill per 10/15 minuti, finché non si sarà formata una bella crosticina bella dorata.

Servite subito il vostro cavolfiore gratinato al parmigiano reggiano ben caldo.

Buon appetito!

Informazioni

  • Tempo di cottura: 30 minuti
  • Tempo di preparazione: 20 minuti
  • Tempo totale : 50 minuti

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Amici in Cucina ©

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Approfondimenti

 Il cavolfiore è un ortaggio da mangiare fresco per molti mesi all’anno (anche grazie alle diverse varietà); inoltre, coltivandoli e volendone distribuire il consumo, è possibile conservarlo mediante surgelazione (a cotto o a crudo), sott’olio o sott’aceto.

Per godere appieno del contenuto vitaminico-salino del cavolfiore, questo dovrebbe essere consumato prevalentemente a crudo; infatti, sottoponendolo a cottura (bollitura o lessatura), le vitamine termolabili ed una parte dei sali minerali vengono distrutti o dispersi nel liquido (salvo cottura a vapore e/o in pentola a pressione).

E’ poi lecito osservare che, in base alla tendenza culturale italiana, il consumo di cavolfiore crudo risulta quantomeno inusuale; NON tanto per eventuali controindicazioni o effetti indesiderati, bensì per una mera “questione di gusti”. Dal canto loro, i seguaci del “crudismo” ed i vegani in genere, un po’ per scelta, un po’ per incrementare la varietà delle preparazioni commestibili, ne fanno un uso abbastanza frequente avvalendosi maggiormente di tutte le proprietà benefiche… ma anche di quelle anti-nutrizionali.

Se da un lato, mangiando il cavolfiore a crudo è possibile assorbire una maggior quantità di vitamine, dall’altro si è comunque sottoposti ad una maggior concentrazione di molecole chelanti (che legano i sali minerali e ne riducono l’assorbimento); non solo, osservando la tabella sottostante si evince che la cottura del cavolfiore ne incrementa la porzione edibile, riduce quella dell’acqua e promuove la concentrazione di carboidrati disponibili e proteine fino a raddoppiarle.

In pratica, cuocendo il cavolfiore questo acquisisce una miglior digeribilità ed un maggior apporto energetico.

Volendo essere meticolosi, ricordiamo che il cavolfiore rientra nella lista degli alimenti che, a crudo, alterano (in misura difficilmente quantificabile) il metabolismo dello iodio interferendo “ipoteticamente” con l’omeostasi tiroidea.

Si tratta comunque di informazioni relativamente attendibili e quindi da prendere “con le pinze”, anche se (dal canto mio) costituiscono uno spunto sufficiente a determinare un consumo sporadico del cavolfiore CRUDO. NB: pare che la cottura inattivi pressoché totalmente l’interazione tra il cavolfiore (e anche degli altri analoghi) e il metabolismo tiroideo.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/cavolfiore.html